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CHRISTINE OTT live report

Si fatica ad attraversare la pioggia battente che i fari non riescono a dissolvere, arrancando lungo vie sempre più strette e affollate all’inverosimile di auto parcheggiate ovunque, lungo angusti percorsi cittadini che ricordano un antico borgo violentato dai motori quattro tempi. Così ti accoglie Piacenza in una serata da cani che il suono probabilmente trasformerà in un sogno ad occhi aperti sul piccolo palco dell’accogliente Auditorium della Fondazione Piacenza e Vigevano sul quale la musicista e compositrice francese Christine Ott renderà visibile la magia sonora che si sprigiona dallo strumento di cui lei è maestra assoluta: l’Onde Martenot. Ma non solo, oltre a suonare in Italia per la prima volta presentando brani tratti da Chimère (pour Ondes Martenot) uscito nel 2020, proporrà dal vivo anche il suo progetto Snowdrops con Mathieu Gabry alle tastiere e pianoforte e Anne-Irène Kempf alla viola.

Accogliendo con il cuore le prime note che fluiscono dal palco, si cerca di immaginare come si possa definire la musica creata dalla reine des Ondes e dai suoi sodali di neve ricoperti. Si potrebbe descrivere tout court come suono contemporaneo o ambient, si potrebbe usare la formula modern classical per calmare coloro che non riescono a vivere senza caselle nelle quali inserire i propri ascolti. La verità è che la bellezza di questo gesto musicale sta proprio nell’impossibilità di definirlo. Risiede tutta nell’intensità che il musicista riesce a trasmettere  amplificandola fino a renderla visibile, palpabile al pari di una strana creatura sorta dalle  acque silenziose di un mare che custodisce la pace delle sue profondità e il vigore incontrollabile delle sue onde.

Onde Martenot, pianoforte, viola, tastiere ed electronics formano il mare sul quale navighiamo ignari del luogo dove il canto di queste sirene ci accompagnerà. E’ un racconto che inizia con il sussurro prodotto da uno strano, piccolo strumento a tasti che già alla fine degli anni venti del ‘900 sapeva prevedere il futuro attraverso le quattro voci dei suoi diffusori. Oggi lo chiameremmo synth ma il confronto non regge perché Onde Martenot possiede un’anima ancora del tutto umana che solo un musicista altrettanto sensibile riesce ad intercettare. 

Il canto si innalza lieve nel silenzio assoluto di una platea completamente rapita dalla visione. In soli pochi minuti Christine Ott spinge l’ascoltatore oltre i confini, nell’immaterialità di un universo costruito nell’assenza di peso di un suono che penetra rendendo fragili prede delle emozioni che giungono via via sempre più intense. L’arte della condivisione prende forma, mentre il racconto procede intensificando il suo intreccio di suoni che ora danzano senza freni nell’immenso spazio che il nostro cuore sa loro offrire. 

Non esiste limite, definizione, ampiezza, linguaggio che li possa descrivere se non quello della percezione soggettiva alimentata dal bisogno costante di nutrimento innovativo. Siamo testimoni di un fitto scambio di suggestioni espresse con la capacità da chi ha una preparazione musicale superiore e sa come esprimerla deviando però dal classicismo del gesto musicale che prevede l’esecutore chino sui tasti. In questa imperdibile esperienza, l’interprete è chino dentro la cassa armonica di un pianoforte, alla ricerca delle vibrazioni trasmesse poi al traduttore digitale che le rimanda al pari di lente onde pronte a confondersi e fondersi con la voce degli  strumenti a tasti e con il vibrare della viola.

Testimoni di un miracolo percettivo, ci immergiamo sempre più a fondo nei territori ancora sconosciuti di un suono che non riusciamo a catalogare, se non forse per una continua iterazione che ci ricorda lontane esperienze contemporanee immediatamente cancellate all’apparire di un nuovo timbro subito assorbito nel rutilante susseguirsi del racconto.

Il classicismo musicale si fonde con il contemporaneo attraverso l’uso di un linguaggio che prevede l’apporto elettronico per dar vita ad un furioso e dolce sogno dal quale difficilmente si esce, tornando a camminare incerti lungo angusti percorsi cittadini che ricordano un antico borgo dal quale è scomparsa la violenza esercitata dai motori per dare spazio al dialogo costante con il silenzio di una notte che ha vinto sulla pioggia. Mirco Salvadori

ph Franz Soprani

CHRISTINE OTT 12 Maggio 2023 Auditorium Fondazione Piacenza e Vigevano – Piacenza 

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