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CATERINA PALAZZI

Dell’infanticidio della perdita dell’innocenza

Tra le uscite più intriganti pubblicate in Italia quest’anno ci ha colpito particolarmente l’album della giovane bassista e compositrice, Caterina Palazzi, che capitana un obliquo ensemble dal nome Sudoku Killer.

Miscelando hard rock, tempi progressive, jazz, psichedelia e quant’altro con zappiana disinvoltura, Caterina  – parafrasando i Nirvana di Incesticide
–  chiama addirittura Infanticide questo secondo lavoro, uscito a oltre cinque anni dal precedente e recensito sul numero di marzo di Rockerilla.

Sudoku Killer è un quartetto che, oltre a Caterina al basso, comprende il chitarrista Giacomo Ancillotto, il batterista Maurizio Chiavaro e il saxofonista Antonio Raia.

Ma al di là della perizia strumentale, della fantasia e dell’audacia compositiva, ciò che davvero colpisce di Caterina è che anche nei momenti maggiormente avanguardistici, la sua musica è carica di emotività, sangue, sudore e vita. E forse è questo l’aspetto che più la avvicina a quello che del jazz è l’intimo, vero spirito: enunciato, sintetizzato così bene dall’incipit dell’Urlo di Allen Ginsberg, non tanto difforme, in fatti, dalla ribellione incarnata dagli Who di Townshend o dal punk più sincero, sia negli anni ’60 che nel revival della seconda metà dei ’70…su Rockerilla 419/420 Luglio/Agosto l’intervista di Massimo Marchini.

SudoKu-KilleR-(colori)

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