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CAT POWER

Dalle viscere dell’America

Chan Marshall, in arte Cat Power, è anzitutto la sua voce. Una voce che racconta una storia tragica e fragile, una voce densa di lacrime e di oscurità, ma con dentro lo splendore e la luce.

Figlia del Sud degli Stati Uniti, innamorata del blues e profondamente ancorata alle radici folk della sua terra, si è conquistata, negli anni, una sempre più folta schiera di appassionati, un popolo devoto, perdutamente invaghito di quella sua intensa carnalità, di quella delicata e disarmante disperazione con cui ha cantato l’amore, il dolore e l’abbandono.

Sbarcata a Milano per la seconda data italiana del tour di Wanderer, il suo ultimo lavoro pubblicato ad ottobre via Domino Records, è stata accolta da un pubblico che le si è stretto attorno in quel suo modo caratteristico: un abbraccio intimo e raccolto, discreto e commosso.

Il live set, minimale e sommesso nonostante i tre elementi ad accompagnare il suo canto, ha contribuito a creare un’atmosfera di silenziosa e calda partecipazione, mentre vedevamo Chan quasi smarrita, a tratti esitante, generosa nel concedersi eppure costantemente sul punto di ritrarsi, con quella paura mista a sovrumano coraggio che è tipica di chi a fatica espone sé stesso, eppure lo fa totalmente, affidandosi a chi gli sta di fronte.

Quindici i brani eseguiti, in tutto un’ora e un quarto di concerto, senza alcun bis nonostante le accorate richieste. Prevalenti eppure non preponderanti i brani tratti dall’ultimo album (appena 5), con i doverosi squarci aperti su Moon Pix (Cross Bones Style, Metal Heart), You Are Free (Good Woman), The Greatest (The Moon) e Sun (Manhattan). Sorprendente la scelta di eseguire svariate cover, peraltro rivisitate con temerari mash up tra brani suoi e di altri, con un effetto straniante e spesso inaspettato. Tra i momenti più intensi, l’esecuzione di quella meravigliosa canzone scritta nel 1967 da Jackson Browne per Nico, These Days, che Chan intona con toccante delicatezza, sembrando per davvero, e per più di un istante, impenetrabile e fragilissima come Christa Päffgen, icona immortale troppo a lungo dimenticata. Memorabile la rivisitazione di Into My Arms, il brano di Nick Cave tratto dall’album The Boatman’s Call. Cave che ritorna nell’altrettanto stupefacente Shivers, piccola perla dei Boys Next Door (gli albori dei Birthday Party).

Il live è un susseguirsi di emotività e fervore, grandi sorrisi e occhi lucidi di pianto. Chan cerca il calore del pubblico e lo trova. Dopo la chiusura, affidata alla splendida The Moon, raccomanda a tutti di amare sé stessi prima di chiunque altro al mondo. Commossa, ci saluta bisbigliando tra sé parole segrete, come timide e folli benedizioni che elargisce ringraziandoci, mentre col suo passo incerto si allontana e ci dice: Many Grazie Milano.

Cross Bones Syle

Pa Pa Power (DEAD MAN’S BONES)

White Mustang (LANA DEL REY)

Robbin Hood

Me Voy

Into My Arms (NICK CAVE)/Horizon

Woman

Metal Heart

In Your Face/Bad Religion (FRANK OCEAN)

These Days (JACKSON BROWNE)/Song To Bobby

Manhattan

Shivers (THE BOYS NEXT DOOR)

Good Woman

Wanderer

The Moon

Milano, Alcatraz 6 novembre

Valentina Zona

ph Eliot Lee Hazel

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