BOB DYLAN Shadows In The Night
Dopo l’infausto esperimento di Paul McCartney con gli standard jazz, ora si cimenta addirittura Bob Dylan nel reinterpretare le canzoni che furono di Frank Sinatra e il titolo si rifà giustappunto a quella Strangers In The Night che nel 1966 segnò per molti la svolta negativa della carriera di “The Voice”.
Che dire? Per gli stessi presupposti per i quali non ci aveva convinto McCartney, che canta troppo bene per essere credibile come nuova Diana Krall, tutto perfettino e laccato nella produzione, ci convince invece e molto Dylan come ci aveva convinto al tempo la voce ruvida di Rod Stewart nella sua serie di album dedicati alla canzone americana.
La nota imperfezione vocale di Dylan, the voice of sand and glue secondo Bowie, la crudezza della registrazione (geniale la produzione “sporca” di Jack Frost spoglia di quegli stupidi archi e orpelli che hanno infettato la produzione di Sinatra negli anni del declino), ci hanno sedotto sin dal primo ascolto. Le canzoni sono splendide e del resto, Dylan stesso non ha mai fatto mistero del proprio amore per Sinatra: i due si sono frequentati anche in pubblico.
Full moon and empty arms meravigliosa, tratta da un brano di Rachmaninov e la sensuale, iniziale notturna I’m a fool to want you, scritta nel 1951 da Sinatra stesso tra le tracce più seducenti.
Non so se a tutti convincerà, non ho letto le altre critiche ma a noi convince. La devozione e la sincerità traspaiono da ogni solco. Senz’altro una chicca nella nobile produzione dylaniana, un omaggio sentito, un grande album.
Massimo Marchini