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BLASTFEST

Bergen (N), 18-22 Febbraio 2015

La seconda edizione del festival di metal estremo Blastfest parte in grande stile. La scaletta delle quattro giornate dell’evento offre una scelta esclusiva di band, dai grandi nomi quali Watain, Rotting Christ, At The Gates e Satyricon ai gruppi piu underground come Alfahanne, Baptism e Tortorum. Blastfest si tiene nella splendida cittadina di Bergen, annidata tra la miriade di fiordi spettacolari della costa occidentale della Norvegia. Bergen è nota non solo per la ricchezza di bellezze naturali ma anche per la moltitudine di band che hanno definito nel corso delle ultime tre decadi il genere di musica estrema più temuto del globo: il black metal. Prima della maratona di concerti non-stop tra le due venue, lo storico Garage e il rinnovato USF, gli organizzatori hanno ben pensato di organizzare una crociera di benvenuto tra i fiordi. L’evento vanta della partecipazione Hoest dei Taake nel ruolo di dj e di quattro band locali in versione live, tra le quali spiccano i The 3rd he Attempt nuovo acquisto in casa Dark Essence e nuovo capitolo del chitarrista dei Carpathian Forest Tchort. Dopo la crociera metal i fans accorsi anche da Stati Uniti, Canada e Brasile, si spostano al Garage dove spetta agli scozzesi Falloch il compito di apripista, con il loro prog particolarmente tecnico ma suggestivo. La sequenza dei norvegesi The Sickening e degli svedesi Kall non scuote a dovere ma ci pensano i greci Naer Mataron a innondare il pubblico di raffiche di black metal belligerante. Ottimo il connubio di blast-beast bombastico e growling cavernoso in Ode To Death. La chiusura con I Am Luficer, Messanger Of Your Death ricca di natura oltraggiosa, è lanciata alla velocità della luce. Lo scettro di performance migliore della giornata va unanimemente ai norvegesi Gehenna. I vocalizzi tormentati e profondi sono unici, soprattutto nelle splendida Death Enters tratta dall’ultimo album Unravel. Spetta ai connazionali Bömbers il compito di chiudere la prima giornata.

Il secondo giorno parte in grande stile al Garage con la sequenza decisamente più black metal dell’evento: i norvegesi Tortorum sono caricati al massimo e conquistano un pubblico accorso in massa nonostante sia ancora relativamente presto (il loro set parte infatti alle 12.00). I riff compressi e tesi sono delle vere scariche elettriche. Tanto di cappello anche ai connazionali Djevelkult che continuano a innondare con black metal nostrano e mitragliate di blast-beat eseguiti con maestria da parte della batterista T.K. Dead To This World. Dopo la parentesi al limite del disastroso degli inglesi Hecate Enthroned spetta ai norvegesi più attesi della giornata Den Saakaldte il compito di alzare le temperature. Capitanati dall’eclettico chitarrista Mikael Sykelig sulla scena metal dal 1996 (leggi anche Naer Mataron, Paradigma, Nuctemeron e Gorgoroth live) la band si impone con un black metal particolarmente tecnico ma al contempo di atmosfera. Con abbondanza di riffing che sembrano provenire dall’inferno e drumming estremo la band supera la prova di headliner del Garage a pieni voti. Il loro ultimo album, Faen I Helvete è senza dubbio da inserire tra le uscite black metal più significative del 2014. Dal Garage il festival si sposta alla venue principale, lo USF Dopo una memorabile presentazione di benvenuto da parte del sindaco di Bergen Trude Drevlande e  dell’organizzatore Yngve Christiansen (anche frontman dei Blood Red Throne il pubblico si prepara per la perfomance memorabile dei  greci Rotting Christ. La versione della divina In Yumen / Xibalba conferma il frontman Sakis Tolis come uno dei vocalist di talento in circolazione. Forse per la troppa anticipazione sugli israeliani Melechesh, gli svizzeri Samael deludono con il loro set che manca d’impatto. Gli irlandesi Primordial si presentano in forma migliore rispetto al loro ultimo set a Londra. Con gli Orange Goblin il divertimento è sempre garantito, il loro stoner rock unico accende la miccia per una serata (e nottata) di puro divertimento. I Dark Tranquillity appaiono troppo piatti rispetto ai predecessori: ci pensano gli svedesi Craft a smuovere le acque e a riportare le temperature a valori oltre la media con una performance esclusiva. Ed ecco il momento del primo grande headliner dell’evento: i Watain con il loro tradizionale altare che pur mancando dei tradizionali tridenti infuocati. Dopo il consueto ingresso ritualistico da parte del frontman Erik Danielsson, lo squadrone black metal più temuto del globo viene accolto dal pubblico con la meritata devozione di sempre. Il loro set-list comprende sia il nuovo materiale (De Profundis) che il tradizionale (l’immancabile Malfeitor l’inno degli abissi infernali). La loro professionalità e dedizione verso il pubblico è incomparabile. Spetta ai finlandesi Moonsorrow il compito di chiudere.

La giornata successiva si apre con una performance tanto attesa: dopo una breve parentesi thrash da parte dei norvegesi Wyruz, spetta agli svedesi Alfahanne il titolo di performance della giornata al Garage. L’inizio del set tratto dal loro primo album Alfapokalyps parte con una successione di tracce che racchiudono elementi anni ‘80 miscelati con attacchi black e punk. L’arrivo sul palco del bassista dei Taake V`gandr, ospite d’onore sull’album con Indiehora rende il set particolarmente acceso, che si conclude con tanto di lancio da parte del batterista Niklas Åström sulle teste del pubblico. I Sarkom, dopo il successo del loro recente show a supporto dei Mayhem nella natia Oslo, dimostrano di essere decisamente pronti per fare più concerti. Con i tedeschi Endstille diventa impossibile avvicinarsi alla barriera e quanto meno entrare, il pubblico è ammassato in una coda senza fine pur di ascoltare anche in lontananza il sound di questo colosso teutonico che scuote come una serie di granate. Tempo di correre allo USF per non perdere neanche un secondo dei norvegesi Borknagar che vengono seguiti dalla band più sensazionale della giornata, i finlandesi Baptism con un black metal intenso e decadente. Con i canadesi Cryptosy le atmosfere si irrigidiscono ma ci pensa un’altra band teutonica Morgoth a riportare l’adrenalina nell’aria. I Dark Funeral, più in forma che mai, presentano il nuovo cantante Heljarmadr che passa la prova live a pienivoti. I Paradise Lost confermano che la loro classe è unica mentre spetta agli australiani Destroyer 666 il compito di imporsi bellicosamente come thrashers du jour. Il set degli svedesi At The Gates non trasmette le emozioni previste.

 

L’ultima giornata parte con il prog doom dei finlandesi Crib45 e dei super tecnici doomster inglesi Esoteric, con il loro sound d’impatto massiccio. La cancellazione del set degli svizzeri Bölzer consente agli inglesi del momento Winterfylleth di iniziare un po’ prima, consentendo di goderseli appieno. I norvegesi Blood Red Throne finiscono l’ultima giornata al Garage con il loro tradizionale set ricco di energia e attacchi incessanti. L’onore di avere i Sarke, progetto metal tradizionale del matermind Nocturno Culto dei Darkthrone è un’occasione imperdibile. Il pubblico non si perde i Vallenfyre, abili come sempre, che preparano il terreno ai polacchi Decapitated che si distinguono ancora una volta con i loro volumi atroci e velocità insostenibili. Il titolo di performance della giornata, headliner a parte, spetta ai i norvegesi Tsjuder. Il thrash tradizionalmente teutonico dei Destruction invoglia il pubblico a lanciarsi in mosh-pit a catena che a fine set si lancia a capofitto nel black metal putrido dei finlandesi Impaled Nazarene. Il loro set viene purtroppo interrotto dall’allarme anti-incendio azionato per scherzo dall’imbecille di turno. Ma il panico dura solo per pochi istanti, lo squadrone lappone non demorde e il riprende il set con la supremazia che li distingue da sempre. Sempre dalla Finlandia i sovrani del folk metal Finntroll si impongono con la loro individualità indiscutibile. La chiusura si avvicina con gli olandesi Asphyx che anticipano il set ricco di supremazia dei Satyricon. Il frontman per eccellenza Satyr apre un set memorabile con la magnetica Now, Diabolical. Alla loro perfomance non manca nulla: giocano in casa, e si vede, il pubblico non smette un solo istante di cantare. Non poteva esserci un headliner milgiore, sulle note di K.I.N.G. Blastfest 2015 si conclude, ma non per tutti: per chi ha ancora energia in corpo la performance dei death metallers finlandesi Demilich termina queste quattro giornate di puro oblio metal.

 

Blastfest 2015 è finito, superando la prova del secondo anno e la terza edizione è già nell’aria, www.blastfest.no: questo è solo l’inizio.

Fabiola Santini (testo e foto)

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