
ATOMS FOR PEACE
Milano, Ippodromo del Galoppo, 17/07/13
Thom Yorke si “libera” dei Radiohead come se fossero un mantello da riporre nell’armadio per una più consona libertà d’azione dal sapore estivo, tribale. Nella calda atmosfera milanese, non c’è spazio per l’introspezione e l’intima visione di quel Thom. Dal terriccio polveroso si innalza la cavalcata trionfale della nuova creatura, giocoforza improntata sul movimento possente dell’elettronica, contraltare geniale ai progetti già in essere dell’intera band. Così composta: Thom Yorke (voce, chitarre e piano), Flea (basso, Red Hot Chili Peppers), Nigel Godrich (tastiere e chitarre), Joey Waronker (batteria, R.E.M. e Beck), Mauro Refosco (percussioni, Red Hot Chili Peppers e David Byrne).
“Amok” è fluorescenza/essenza, un contorno occhi aggressivo per ballare sotto la luna. Il ritmo e la cadenza dei bassi sono il rintocco dei minuti che attraversano il corpo per possederlo e scuoterlo in automatismo cronico. Flea sembra non aver mai vissuto fuori da un palco, fuori da una gonna-pantalone, senza un basso e senza quel dondolio di chi respira musica. Thom vibra e sgambetta con la naturalezza di chi non ha bisogno di schemi/spazi fissi per generare scosse elettroniche. La sua voce è l’umanità aliena fatta e disfatta, è il meccanismo che fa ruotare i brani e cancellare la memoria collettiva, perché lì fuori c’è una condivisione individuale esplosiva. La ragazza sola che “viaggia”, il palestrato con gli occhiali saltellante, il “ragioniere” attento, la bambina che ondeggia con la testa.
Before Your Very Eyes… sancisce l’input glorioso, laddove Flea sciorina pugni piacevoli nello stomaco, Thom stende gocce di velluto sul piano immateriale della sua astronave. Tutta ritmica, tutta tecnica, guidata dalle impronte vocali di un maestro in estasi mistica.
Default è un capolavoro di armonia organica, una perla nel campo visivo dell’elettronica ultradimensionale. Vibrazioni continue nello spazio-cosmo conosciuto, tastiere e stelle comete che brillano e cascano in stato confusionale sereno.
I brani contenuti in The Eraser (disco solista di Thom) si alternano senza sosta al disco d’esordio degli Atoms, incatenandosi l’un l’altro per formare gli ultimi quattro anni del leader dei Radiohead alle prese con nuove esperienze sensoriali, linfa vitale che carica l’artista ai livelli superiori della conoscenza vibrazionale/compositiva.
Ogni brano live si distacca dall’album per impatto e rielaborazione tecnica, sancendo così il matrimonio combinato tra sperimentazione e volontà assoluta di intenti, nel tentativo (riuscito) di donare anima e corpo pulsante all’elettronica viva.
Unless distribuisce sapienza, fornisce la chiave di lettura degli Atoms, sintetizza la poetica di Thom lasciando che questa cavalchi nel continuum spazio temporale senza alcuna sosta. Non ci sono hit, ci sono viaggi. Non è possibile saltare i brani, velocizzarli per canticchiare il ritornello, non c’è ritornello c’è Musica.
Con Dropped Thom e Flea si lasciano andare alla più sfrenata danza tribale che potessero immaginare, appesi al sottile filo che li lega alla storia personale e condivisa.
Atoms For Peace e Black Swan chiudono il sipario aprendo lo spazio circostante all’accoglienza dura e pura della progressione geometrica di una mente pulsante e ordinata, selettiva e organica.
Nonostante il pessimismo delle nuove generazioni, cadute nel burrone del mercato impostore e fruitrici di squallore pop-pante, da queste parti tanta gente (senza ipod) ha raggiunto qualcosa di nuovo che là (dentro le scatolette tecnologiche) rischia di bruciarsi insieme alla cenere discografica di certi musicisti, impegnati ad eliminare la poca materia cerebrale ancora in vita.
Matteo Chamey