
ARTHUR BROWN
Erba | FIM | 26 maggio
È una leggenda vivente, specie per i cultori della psichedelia anni ’60, il quasi 74enne Arthur Brown che si è esibito con l’attuale formazione del gruppo The Crazy World of Arthur Brown alla FIM-Fiera internazionale della musica di Erba. Nonostante siano passati 49 anni dal primo e unico album di quel gruppo, prodotto da Kit Lambert, produttore degli Who, e da Pete Townshend, lo show che il musicista inglese riesce a costruire è ancora affascinante e coinvolgente. Lui è in gran forma e la sua voce è rimasta bella e potente. E di show bisogna parlare, più che di semplice concerto, perché fin dagli esordi la sua musica è andata di pari passo con le sue performance artistiche e provocatorie sul palco. Quelle che l’hanno reso famoso negli anni ‘60 lo vedevano esibirsi con un elmetto infuocato in testa e sempre con il viso dipinta come una maschera, ma ce ne sono state anche di più estreme, come in Sicilia nel 1970, quando al Palermo Pop Festival si denudò sul palco e fu arrestato dalla polizia. Oggi non mette più l’elmetto infuocato (perlomeno non nelle tre esibizioni in festival europei in cui l’abbiamo visto negli ultimi anni) ma si presenta sul palco con il volto dipinto di colori sgargianti e con indosso il coreografico abbigliamento che cambia più volte durante la performance, nella quale intesse anche sketch teatrali e di danza, affiancato da una ballerina in abiti altrettanto scenografici.
Anche a Erba lo spettacolo è stato uno sfavillante caleidoscopio di colori, di abiti meravigliosi e di gag sul palco, come quando durante l’esecuzione di I Put A Spell On You ha sottratto la tastiera, costringendo il tastierista a rincorrerla per tutto il palco, per cercare di continuare a suonarla con varie acrobazie. La cover del brano di Screamin’ Jay Hawkins I Put A Spell On You era inclusa nell’album del 1968, come alcuni altri pezzi in scaletta nella serata, ma c’erano anche il primo singolo pre-album, Devil’s Grip, e qualche brano del gruppo successivo al Crazy World, i Kingdom Come, attivi dal 1970 al 1974 (dopo la breve parentesi dei Puddletown Express), con un suono più tendente al prog e alla sperimentazione elettronica (Gypsy, Sunrise, Time Captives, Spirit of Joy). Dopo questa seconda band Arthur Brown ha seguito la carriera solista e ha collaborato con numerosi altri gruppi e musicisti come Who, Hawkwind, Jimi Hendrix, Frank Zappa, Pretty Things e Kula Shaker.
Il concerto di Erba si è concluso con il brano che l’ha reso famoso nei sixties, scalando la vetta delle classifiche, Fire, divenuto un vero e proprio inno rock psichedelico, e che gli ha regalato il soprannome di ‘The God of Hell Fire’, tratto dal testo con cui si apre la canzone.
Una grande performance per il Crazy World of Arthur Brown nella città lombarda che purtroppo non ha avuto il contesto e il pubblico che avrebbe meritato poiché la Fiera internazionale della musica ci è sembrata un’iniziativa non particolarmente riuscita, con pochi banchi dedicati principalmente a strumenti musicali e cibo, sparsi in una struttura enorme, dispersiva e un po’ triste, forse anche per l’esiguo numero di spettatori.
Rossana Morriello