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ALCEST | HEXVESSEL | THE FAUNS

Brescia | Circolo Colony | 8 febbraio

Una lunga e prolifica tournée volge al termine, con la sua ultima data che ha come scenario proprio l’Italia, una piovosa Brescia e il Circolo Colony. La triade, composta da The Fauns, Hexvessel e gli attesissimi Alcest come headliner, dà già di per sé la sensazione che qualcosa sia cambiato, essendo i gruppi spalla delle band orientate verso un sound nettamente diverso da quello dei Katatonia, che hanno accompagnato i francesi nella precedente data italiana. Quindi non più metal ma indiepop e folk-rock, in linea con le nuove sonorità dell’ultima fatica di Neige, Shelter. I Fauns, band di apertura capitanata da Alison Garner, si sono subito distinti per l’ottimo amalgama sonoro e la voce delicata ed ariosa della frontgirl, che muovendosi evocativamente su di un consolidato tappeto musicale, vede alternarsi con gran fluidità passaggi spiccatamente carichi e intensi ad altri più trasognati ed ombrosi, creando così un sottile filo conduttore con quella che sarà più tardi l’esibizione degli Alcest.

Il pubblico li accoglie con grande attenzione e silenziosa curiosità, ed il mood generale della serata s’immerge in un’atmosfera totalmente differente quando è la volta dei finlandesi Hexvessel. Un’aura di mistica maestosità condita da una buona dose di folklore cattura i presenti attraverso una sorta di ipnotico rituale collettivo: vivacità e potenza, solennità ed una verve sciamanica spiazzano il pubblico, in parte coinvolto dall’intensità della performance ed in parte confuso da un certo prolungarsi dei brani che, sulle ultime battute, sfocia in una certa impazienza per l’arrivo della band “fulcro” della serata. Le braccia dei presenti iniziano tuttavia a sollevarsi al ritmo della musica e, con il maggior coinvolgimento da parte degli spettatori, la band si dimostra padrona del palcoscenico ed a proprio agio, calandosi completamente in un’interpretazione emotiva e sentita che è senza dubbio arrivata a quanti si sono trovati a contatto con il loro unico e stratificato stile musicale per la prima volta. A rallegrare l’atmosfera generale, dando piacevole dimostrazione del sapersi anche non prendere troppo sul serio, ed a testimonianza di un evidente senso di fratellanza venutosi a instaurare durante la tournée, godiamo di piccoli involontari sketch, come l’apparire di Winterhalter (batterista degli Alcest) per riversare un intero sacco di arachidi (o coriandoli) sul rullante del batterista degli Hexvessel nel bel mezzo della loro esecuzione, lo spuntare di Neige con atteggiamento da impeccabile cameriere per portare da bere sul palco alla band finlandese o lo sgattaiolare di alcuni membri dei Fauns, in occasione del cambio-palco, per legare con del nastro adesivo alle aste degli Alcest, quelle che sarebbero apparse di lì a poco, nientepopodimeno che delle banane, suscitando l’ilarità dei presenti e rendendo il contesto piuttosto informale.

L’attesa e la tensione si fanno tangibili quando le luci si finalmente si spengono: le note di Wings preannunciano l’arrivo on stage dei membri della band, subito accolto dal pubblico con gran calore e supporto, in un collettivo ed energico levarsi di urla di approvazione all’esplodere della fresca e solare Opale, singolo tratto dall’ultimo album che definisce in maniera molto rappresentativa la virata stilistica di Neige. Nessuna traccia di “horns up” questa volta, ma solo tanti pugni al cielo. Ciò che non si può evitare di notare è la maggiore scioltezza e sicurezza che Neige dimostra onstage – sicuramente più consapevole di sé e maturo da un punto di vista artistico, dopo aver suonato in lungo e in largo in una vasta serie di date nel mondo – nel rivolgere sorrisi al pubblico e ricercarne più spesso il contatto visivo, pur non lanciandosi mai in atteggiamenti da rockstar che non sarebbero in linea con la sua persona, ma che pure non lo esimono dal catalizzare una devota ed ammaliata attenzione da parte di tutti i presenti al Colony. La set list vede susseguirsi cavalli di battaglia tratti dai precedenti album, come l’attesissima Percées de Lumière, Souvenirs d’Une Autre Monde e Là Ou Naissent Les Couleurs Nouvelles, inframezzati dalla presentazione dei brani di Shelter, come la stessa titletrack, L’Eveil des Muses. Una sognante e nostalgica Délivrance chiude in bellezza il concerto, accompagnando letteralmente i presenti verso una conclusione intensa ma indolore, grazie ad una setlist bilanciata, che soddisfa sia gli ascoltatori più recenti che lo zoccolo duro rappresentato dai fan di vecchia data. Nonostante il cambio stilistico, nel quale Neige ha avuto il merito di non dissipare la sostanza del suo “autre monde”, il cuore pulsante del progetto Alcest, pur vestendosi di nuovi colori e nuovi suoni, resta integro grazie alla carica energica e potente del drumming di Winterhalter, in quest’ultima data italiana ancora più possente e monolitica rispetto alle scorse esibizioni in Italia. Zero ed Indria dal canto loro hanno accompagnato l’esecuzione con precisione, puliti e compatti nel riportare onstage egregiamente l’anima e l’emotività dei pezzi eseguiti, arricchendoli ovviamente della vitalità che solo un live show può esprimere. Al calare dei riflettori, i membri delle tre band s’immergono nel pubblico per un disinvolto scambio di chiacchiere ed autografi; gli Alcest stessi si trattengono, come di rito, presso lo stand del merchandise, dando conferma di un atteggiamento sempre amichevole ed umile che completa l’esperienza positiva dello show.

Saturnine

ph Fabiola Santini (live di Londra)

Alcest-(304-of-403)

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