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IAN ANDERSON | Intervista

Ian Anderson è il sogno inconfessabile dell’intervistatore pigro: basta il minimo input perché parta con le sue riflessioni a ruota libera senza bisogno di far troppe domande. Ricapitolando le sue ultime tappe, nel 2012 riprende il tema di Thick as a Brick per un album solista che si riallaccia al destino di Gerald Bostock, il ragazzino prodigio che con il suo poema conquistava la prima pagina del St. Cleve Chronicle per una delle copertine più celebri della discografia dei Jethro Tull e dell’intera storia del rock. L’imberbe letterato di un tempo è ora colui che mette in versi le cronache dell’altrettanto fantomatico Ernest T. Parritt, cronista storico i cui ricordi e profezie sono alla base del recente – e ben più convincente – Homo Erraticus. La sagace ironia che contraddistingue l’iconico autore – espressa anche attraverso le irresistibili pagine di stcleve.com – sfocia naturalmente in una conversazione dove la drammaticità degli argomenti trattati si sposa con una quasi surreale levità di toni, che paradossalmente ne rafforza le argomentazioni. Tanto da farci credere che Cold Dead Reckoning sia veramente un happy ending…su Rockerilla Maggio l’intervista di Enrico Ramunni

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