38° TORINO FILM FESTIVAL ONLINE
È un’edizione senza dubbio insolita – come sono insoliti molti degli eventi di questo 2020 – la trentottesima del Torino Film Festival, in corso dal 20 al 28 novembre su piattaforma online. Inutile soffermarsi sugli aspetti negativi, come il venir meno del fascino dell’immersione nel buio della sala cinematografica e la mancanza di quella socialità e festosità che hanno sempre caratterizzato l’evento torinese – sappiamo che sono elementi a cui abbiamo dovuto rinunciare in questo anno infausto. Partiamo invece da un aspetto positivo: chiunque può guardare i film del festival senza doversi spostare a Torino. Le proiezioni sono ospitate sulla piattaforma MyMovies e si possono fruire acquistando i biglietti singoli o l’abbonamento.
Nonostante il programma sia ridotto rispetto alla fittissima offerta abituale del festival, anche perché alcuni registi e produttori non hanno consentito la proiezione online, la qualità della selezione rimane molto alta e, come sempre, rappresentativa di voci diverse. In particolare, è la voce delle donne ad essere molto forte in questa edizione, con le numerose storie con protagoniste femminili sovente raccontante da registe, a partire dall’assegnazione del Premio Stella della Mole a Isabella Rossellini.
La vocazione internazionale è sempre un elemento caratterizzante del TFF e ci avvicina a mondi differenti. Le contraddizioni della Cina contemporanea sono filtrate attraverso gli occhi di due amiche, Mickey e Gin Gin, i cui comportamenti appaiono non troppo distanti dai teenager del mondo occidentale, protagoniste del vivace road movie Mickey on the Road della regista taiwanese Lu Mian Mian (Taiwan, 2020, 95’, col.), in concorso al TFF. Ambientato tra Taiwan e la Cina, racconta del viaggio delle due ragazze nella città di Guangzhou, che le porterà a conoscere meglio sé stesse e la realtà della vita, e mette in scena le profonde contraddizioni di quel mondo, anche in questo caso ormai non molto diverse dall’Occidente. Un film che sotto il tono patinato e rilucente, proprio come nella realtà che rappresenta, nasconde situazioni di miseria e desolazione.
Un altro road movie in concorso ma di tutt’altra ambientazione è il film di apertura del festival, Sin señas particulares – Identifying features della regista messicana Fernanda Valadez (Messico/Spagna, 2020, 95’, col.) che racconta l’emigrazione tra Messico e Stati Uniti e l’escalation di violenza interna cui ha assistito il Messico negli anni 2010-2011. La trama incrocia due storie, quella di una madre alla ricerca del figlio partito per attraversare il confine ma poi scomparso senza lasciare tracce e quella di un ragazzo espulso dagli Usa poiché immigrato irregolare che torna a casa per ritrovare sua madre. I due destini si intersecano in una vicenda drammatica potente e ben costruita, che ha già conquistato il premio del pubblico al Sundance Festival nonché diversi altri riconoscimenti.
The Salt of Our Water – Nonajoler Kabbo (Bangladesh/Francia, 2020, 106’, col.) è l’esordio del regista bengalese Rezwan Shahriar Sumit, finanziato con una borsa della Spike Lee Film Production. Il protagonista del film, Rudro, è un artista che per realizzare un’installazione si sposta dalla città di Dhaka dove vive in un’isola sperduta sul delta del fiume Bangladesh. Il regista ha girato le scene con la gente del luogo nel periodo dei monsoni. L’arrivo di Rudro, è accolto inizialmente con gioia ma presto l’artista con le sue sculture e installazioni viene visto come una minaccia per la vita e le abitudini dell’isola, ancora legate a tradizioni antiche e in simbiosi con i ritmi della natura. L’unica a fidarsi di lui è Tuni, la ragazza figlia del pescatore che gli ha offerto un alloggio, la quale gli resterà al fianco nonostante le minacce del padre e della comunità. Quando la pesca si fa scarsa gli isolani accusano Rudro e a poco servono le sue spiegazioni sulle trasformazioni del clima quale causa dell’alterazione dei ritmi della natura. Il film affascina con la bella fotografia ma non dimentica di porre l’accento sulle conseguenze del cambiamento climatico, devastanti in quei territori.
Pur portandoci in terre lontane, il TFF non dimentica certo l’Italia. Sono diverse le opere che gettano uno sguardo indietro sulla nostra storia, e in particolare sugli anni ’70, come la versione restaurata e non censurata di Avere vent’anni (Italia, 1978) di Fernando Di Leo, manifesto della cultura libertaria dei 70’s, cui fa da contraltare 1974 1979. Le nostre ferite (Italia, 2020), il bel documentario di Monica Repetto, dedicato alla violenza politica e al terrorismo di quegli anni. Attraverso le testimonianze dirette di cinque vittime del terrorismo di destra e di sinistra, in altrettanti attentati avvenuti a Roma e a Torino, il documentario ci trasmette con molta chiarezza ed efficacia il contesto degli anni di piombo. Tornando alla fiction, Calibro 9 (Italia/Belgio, 2020, 90’, col.) è l’omaggio del regista Tony D’Angelo al film cult del 1972 Milano calibro 9, molto amato da Quentin Tarantino che lo considera tra le sue fonti d’ispirazione. Il film riesce in gran parte a ricalcare i ritmi del poliziottesco e nell’insieme funziona bene anche come una moderna crime story. La storia è infatti proiettata nella contemporaneità con la guerra di mafia scatenata da un furto di denaro compiuto attraverso la rete informatica. Con la partecipazione di Barbara Bouchet, già presente nell’originale. Rossana Morriello
38 Torino Film Festival
20-28 Novembre 2020