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VLADISLAV DELAY

 Macro dub infections

Quindici anni di carriera e più di venti album. Per non contare i singoli, gli EP e le collaborazioni. Un labirinto sonoro in cui non è facile districarsi. Tra uscite a nome Vladislav Delay, Uusitalo, Sistol, Luomo, VDQ, etc. La guida all’ascolto la trovate dopo l’intervista e ‘Vladislav Delay e il jazz: Alla (ri)scoperta del ritmo’.

Ora la parola va a Vlad, come lo chiamano gli amici, che dalla sua dimora non troppo distante dal circolo polare artico ha risposto alle domande di Rockerilla.

 

Da quando sei tornato a vivere in Finlandia sei diventato più produttivo: ti ispirano i luoghi vicini alla tua nuova casa?
Vivo in un ambiente in cui mi sento a mio agio. Ho sempre creduto che per essere in grado di creare bene qualcosa bisogna stare bene, vivere in un ambiente dove ci si possa sentire bene anche da soli.
In fondo non c’è niente qui che mi ispira di più di qualcosa che mi abbia ispirato prima, è solo che mi sento più spesso nelle condizioni giuste per poter cominciare un progetto. La mia ispirazione non viene direttamente dai posti dove vivo, ma piuttosto dagli aspetti più profondi della vita, e forse anche dai libri letti o dalle persone che incontro e così via. Ma queste sono cose che accadono per lo più
fuori casa. È poi quando torno a casa che ho uno spazio e la libertà di dar retta alle mie ispirazioni: a quel punto non c’è più nulla che mi possa bloccare.
Sembra che la musica che pubblichi con il nome di Vladislav Delay torni sempre a guardare indietro ai colori della techno dub dei tuoi esordi: ti piace ancora ascoltare i dischi che ti piaceva ascoltare durante gli anni ‘90?

 

…sul numero di gennaio di Rockerilla trovi l‘intervista completa di Roberto Mandolini, la guida all’ascolto di Massimo Padalino e “Vladislav Delay
e il jazz: Alla (ri)scopert
a del ritmo di Vincenzo Santarcangelo.


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