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TWIN ATLANTIC

Milano | Tunnel | 6 novembre

Hanno rispettato la parola data. I Twin Atlantic, con l’ album GLA, più di una volta in varie interviste hanno dichiarato di essere una band completamente nuova. Facile (tra virgolette, ovviamente) dimostrarlo con un disco nuovo che, in effetti, si discosta molto dai precedenti lavori, più difficile dal vivo, in cui comunque i brani vecchi non possono essere evitati. Eppure anche on stage la formazione di Glasgow dimostra realmente di aver cambiato pelle. L’impressione è che la dimensione “da stadio” che avevano raggiunto, grazie anche a produzioni altisonanti e dal coro facile, sia diventata decisamente ingombrante e la crisi di rigetto è come se li avesse riportati a un suono da garage o da cantina: chitarre sporche, perennemente ruvide e acide, batteria che picchia secca e compatta (Gold Elephant: Cherry Alligator) e la voce che si permette anche di andare fuori giri e qualche urlo prepotente (Ex El).

I “nuovi” Twin Atlantic sono questi, pronti a guardare dall’altra parte dell’Oceano verso lidi americani per i nuovi brani, quasi alla Queen Of The Stone Age (You Are The Devil, su tutte) o addirittura alla Rage Against The Machine (una devastante No Sleep) e attenti a lacerare ‘vestiti musicali’ un tempo perfettamente ordinati e scintillanti. Le canzoni degli album precedenti (nulla da Vivarium) infatti vengono quasi rallentate, più che altro per acquistare maggior peso nell’incedere ritmico e nella pulsione chitarristica, con le linee vocali che disegnano traiettorie nuove: non che si faccia fatica a riconoscerle, questo no, eppure la rabbia che trasmettono è tutta nuova e più adatta a un piccolo club come il Tunnel che a uno stadio con gli iPhone puntati. Fa eccezione ovviamente l’intensità acustica struggente di Crash Land, cantata all’unisono da tutti i presenti alla serata milanese.

Riccardo Cavrioli

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