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TRANSPLANTS

In A Warzone

Epitaph

 

Dopo una pausa di ben 8 anni, per il supergruppo formato da Tim Armstrong dei Rancid, Travis Barker dei Blink 182 e Rob Aston, è il tempo di sfornare il terzo disco. Coloro che li seguono dal 2002, anno della pubblicazione del loro debutto, ricorderanno quanto il loro sound, che univa punk rock, reggae, dub e hiphop, avesse portato una ventata d’aria fresca sia nell’autoreferenziale scena punk, che nella spesso imbarazzante scena hip-hop. Nel presente In A Warzone è il punk a farla da padrone. Inutile precisare che non parlo di skate punk adolescenziale, ma di quello vero, come dimostrano la title-track, See It To Believe It, Any Of Them e Silence. Il singolo Come Around, sebbene più estivo e leggero, si colloca nella stessa direzione. Come suggerisce il titolo, con Something Different si cambia genere, passando al soul-rock stile The Roots; It’s A Problem sovrappone un riff di chitarra ispirato alla Misirlou di Dick Dale, a una base elettronica ed un cantato drum n’bass. C’è anche una parentesi horror punk, con Completely Detach e Gravestones And Burial Plots, in cui i testi sono ispirati da film horror, nella migliore tradizione dei Misfits. Le sonorità cupe della seconda, in particolare, mi ricordano i Pitch Black. Conclude il tutto l’energia contagiosa di Exit The Wasteland. I Transplants continuano a portare aria fresca non solo nel punk, ma nel rock in genere. Da non Perdere.

Ianira De Ninno

 

 

 

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