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THE JESUS AND MARY CHAIN

27 Agosto | Torino | sPAZIO211

La seconda serata del Todays consta di un cartellone particolarmente ricco e variegato, con le esibizioni sul palcoscenico di sPAZIO211 di eccellenze nostrane ed internazionali quali GIUDA, MOTTA, STEARICA e THE JESUS AND MARY CHAIN, cui fanno seguito presso i locali del Museo Ettore Fico la performance fantascientifica di ATOM™ & ROBIN FOX in DOUBLE VISION (sorta sintesi chimica tra polluzione elettronica plurima e visual art a base di luci laser sincronizzate con gli impulsi dei sintetizzatori) e i concerti de I CANI e SOULWAX in programma all’ex fabbrica INCET. Ma per forza di cose (non ultima la condizione prioritaria di unica data italiana) l’evento più atteso è riposto nello show dei fratelli Reid, i due leader storici di quella potenza sonica arrivata dalla Scozia che porta il nome di THE JESUS AND MARY CHAIN. Oggi i feedback urticanti che graffiavano i ricettacoli noise psichedelici dei tempi giovanili sono stati notevolmente ridimensionati in favore di una cifra elettrica più composta e quadrata per quanto energetica. Un concerto che si è sviluppato in due parti idealmente distinte, più estesa e canonica la prima, più concisa e deragliante la seconda. Hanno dato corso ad una performance certamente apprezzabile, tuttavia mi sarei aspettato una prestazione più ficcante e brutale alla Upside Down (il mitico singolo su Creation dell’84), qualcosa insomma di più consono alle scompostezze della dimensione live, con un ombroso Jim Reid che occupava il proscenio come un monumento all’indolenza abulica o giù di lì. A parte questo i Jesus And Mary Chain hanno messo a segno un ritorno gradito, almeno per chi scrive; è stato emozionante ritrovarli a distanza di tanti anni sulle note di una gemma odorosa come April Skies, chiamata ad aprire le danze tra giri di accordi ebbri di Velvet Underground fino al midollo. Qualche piccolo problema tecnico non meglio identificato non ha comunque influito sulla bontà complessiva delle esecuzioni, sempre inclini alle forme del rock lisergico così come quelle riposte nella sequenza dei brani a seguire, fra cui Head On, Between Planets, Blues From A Gun (tutte dall’ottimo Automatic, l’album dell’89), Far Gone And Out, Teenage Lust, Some Candy Talking e la incantevole Happy When It Rains dal secondo LP Darklands. Classici entrati di diritto nell’enciclopedia del rock inglese che conta, i cui riff e ritmiche sincopate non faticano ad entrare in circolo non appena ne riconosciamo la contagiosa intonazione ‘mescalina’. I 5 brani opzionati per la sezione finale del gig risalgono agli albori della band. È qui che i Nostri danno il meglio di sé, che ritrovano gli entusiasmi prodromici di Psychocandy, debitamente rispolverato nella sequela vorticosa di Just Like Honey, Never Understand, The Living End, Taste Of Cindy, It’s So Hard. È in tali frangenti che i Jesus And Mary Chain risvegliano l’istinto primordiale che ancor ferve in loro, che arrotano a dovere gli strumenti per farli urlare tra grovigli di effetti larsen e pletore di chitarre tirate al limite della devastazione psicotica frontale, o meglio onnidirezionale. Questi i Jesus And Mary Chain che riconosco!

Aldo Chimenti

ph Loris Brunello

 

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