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THE DECEMBERISTS Monografia

La parabola dei DECEMBERISTS, insieme forse solo a quella dei loro ideali “cugini” Okkervil River, può prendersi a paradigma dell’evoluzione sostanziale e della percezione da parte di pubblico e critica di quella riscoperta del linguaggio folk che ormai funge da protagonista di ampie parti della scena indipendente americana (e non solo). I quasi quindici anni trascorsi dalle prime cinque canzoni autoprodotte all’ormai consolidata dimensione produttiva “major” della band corrispondono allo stesso lasso di tempo nel quale il folk è tornato al centro dell’attenzione generale quale veicolo espressivo semplice e immediato e soprattutto suscettibile di un’infinità di variopinte declinazioni, che nemmeno i più strenui detrattori potrebbero oggi ridurre al cliché dei solitari cantautori con barba e camicia di flanella d’ordinanza.

Eppure, gli inizi della band erano stati in sordina, paragonabili a quelli di tanti altri giovani artisti che, esaurita l’ebbrezza rock (anche di quello da college e lo-fi) degli anni Novanta, cominciavano a cimentarsi con la scrittura musicale facendo i conti con l’esiguità dei mezzi tecnici a disposizione…su Rockerilla Gennaio la monografia di Raffaello Russo.

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