Top

SUUNS

Torino | sPAZIO211 | 25 Maggio 2017

I Suuns non sono nuovi al pubblico dello sPAZIO211. L’ultima volta che calcarono il palcoscenico della location torinese fu sulla scia del secondo album Images Du Futur (2013), un turbine di vibrazioni plurime sincopate che in tale occasione ebbe la prerogativa di stimolare il lato (relativamente) più epidermico e diretto del codice Suuns e di procedere in un crescendo di danze vertiginose e di cariche elettriche estremamente contagiose. Nel frattempo però la band canadese è andata avanti, si è prodigata alla messa a punto di nuovi lemmi ed elementi dinamici come quelli elaborati per Hold/Still (2016), opera la cui natura robotica guarda in direzione di sonorità più mentali e inafferrabili del solito, orde di forze propulsive deputate a far salvo il lato meno ovvio dell’architettura armonica e della progressione ritmica che avanza implacabile tra i feedback, i rumori e i soffi alieni di corde e generatori elettronici. Ma il pubblico, giunto numeroso per questa unica invitante data italiana (presentata da TOdays Festival), ben sapeva a cosa stesse andando incontro quando il quartetto ha preso possesso della scena, pronto a plaudire alle prestazioni di ghiaccio ‘artico’ di questi enigmatici poeti metropolitani. Musicisti di frontiera votati alle catarsi della proiezione onirica nel suono, alle strategie della tensione dei tempi frantumati e agli stacchi psicotici delle chitarre trattate. Durante una nostra intervista, parlando di Krautrock, il leader del gruppo Ben Shemie fece intendere che la loro è musica rock che diventa musica elettronica. La definizione è efficace, contiene le indicazioni utili per meglio accostarsi a questi oscuri paesaggi sonori anche dal vivo, a maggior ragione se a dominarne la scaletta sono i colori arcani dell’ultimo album, i BPM geometrici e le metriche squadrate, i grevi fraseggi angolari, i climi stralunati e gli snodi psichedelici che caratterizzano in maniera decisiva le composizioni di Hold/Still. Vero vaticinio di visioni spettrali che fluttuano negli abissi di un cosmo parallelo fatto di fonemi e biascichii vocali, di euritmie spezzate, di sequencer rotanti e di campi magnetici fatti andare alla deriva dell’immaginazione di episodi come Careful, Translate, Instrument, Resistance…. Non sono comunque mancati alcuni cavalli di battaglia dal vecchio repertorio tra cui la hit delle hit 2020, trottola meccanica che quando frulla e vortica a pieno regime diventa uno strumento ipnotico altamente pervasivo e corrosivo. Una tempesta cerebrale a tutti gli effetti.

Aldo Chimenti

 

Condividi