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SLAYER | MASTODON | GHOST

Parigi, Le Zenith, 4 Luglio

Se l’annuncio del depennamento degli Anthrax da questa scaletta particolarmente invitante (che molti definiscono mini Sonisphere) ha destato non poca delusione, dal momento in cui la conclave svedese dei Ghost si raggiunge il palco, l’umore torna alle stelle. Gli innominati, i nameless Ghouls   precedono sua Eminenza Papa Emeritus II nel consueto rituale di apertura del loro set: alle note della tenebrosa intro di Infestissumam traccia di apertura del secondo album, il pubblico esalta. Sua Eminenza incanta la miriade di seguaci accorsa per l’occasione con il suo innato carisma, un connubio che affascina e terrorizza allo stesso tempo. Il suo sguardo glaciale si intravvede appena dalla maschera, la bocca non si muove; eppure i vocalizzi in Elizabeth si fanno sentire eccome,   definiti e agghiaccianti, come lo scontro tra la vita e la morte. Ritual arriva al punto giusto, tra la perfezione e l’intensità di una band che attualmente ha ben pochi rivali in fatto di live performance e lo show di questa sera lo conferma. Dalle infamie ecclesiastiche dei Ghost si passa al sound inebriante  degli americani Mastodon. Nonostante l’album The Hunter uscito nel 2012 non abbia  retto al paragone con i predecessori (leggi Leviathan e Crack The Skye solo per nominarne due) la  formazione guidata dal bassista Troy Sanders dal vivo non delude mai. Le note  persistenti del loro cavallo di battaglia Divination preparano il terreno per le tracce più nuove quali Blasteroid e High Road quest’ultima tratta dal sesto album della band uscito il 24 giugno. Il pubblico surriscaldato  freme per i leggendari Slayer. Gli anni per Tom  Araya & co sembrano non passare mai: nonostante la band abbia sofferto la tragica scomparsa dell’indimenticabile Jeff Hannemann, morto prematuramente per una terribile malattia l’anno scorso e il distacco definitivo dal mitico batterista Dave Lombardo, con Gary Holt e  Paul Bostaph a bordo la versione 2014 degli Slayer è solida. Le nuove tracce forse non rispecchiano gli allori del passato, anche se Hate Worldwide tratta dall’ultimo album World Painted Blood uscito nel 2009 trova un meritato appiglio nell’headbanging forsennato dei coraggiosi che di rigore, non mollano la barriera per tutta la durata del set. I classici come South Of Heaven e Season Of The Abyss con quell’assolo di Kerry King lanciato come una rama rotante che ancora oggi, a 24 anni di distanza dalla sua nascita innesca fanatismo collettivo, definiscono un set ancora una volta memorabile. La chiusura con Angel Of Death con tanto di bandiera dedicata all’amico scomparso, (Jeff Hannemann 1964 – 2013) il pubblico esplode. È difficile lasciarli andare, il loro show potrebbe durare all’infinito: non resta che seguirli a Sonisphere UK l’indomani. Gli Slayer sono la tradizione thrash che non morirà mai: la serata si conclude con il pubblico che lentamente si fa strada verso l’uscita,  esultando i vincitori: S L A Y E R!

Fabiola Santini

Ph: Fabiola Santini

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