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SIMON SCOTT

La forma concisa della miniatura, l’evocazione di un microcosmo sonoro in pochi minuti. In questo consiste uno dei percorsi formativi esperienziali promossi dal San Fedele in Musica presso l’Auditorium con acusmonium di cui è dotata la struttura. Regia acusmatica e nuovi finalisti all’interno delle Miniature Estrose che con l’occasione hanno aperto l’esibizione di Simon Scott (batterista degli Slowdive). Lo shoegaze britanico qui prende le forme rumorose della musicalità elettronica. Grazie ad artisti del calibro di Brian Eno e Machinefabriek, Scott si avvicina nel 2009 a questo mondo rarefatto, per non dire eufemisticamente arte-fatto. Pur non rinnegando l’immaginario post-rock il pattern sonoro è un mix di elucubrazioni in chiaroscuro dalle tinte melodiche appena accennate. Contrasti e sfumature modulari al confine tra ambient e modern classical, lasciando ampio spazio all’immaginazione e sprofondando nel cosmo opaco delle disfunzioni intuitive erranti. In dieci anni di sperimentazione si è arrivati a ricamare un percorso fatto di classici field recordingsraccolti durante i tour con la band, fusi e intervallati da abissi di ricerca scavata nelle profondità della sua mente. Suoni naturali combinati al mixer, la composizione naturale in natura secondo Simon Scott. Un esito molto apprezzato dalla sala gremita, in un contesto sempre più ricco e prolifico generatore di esperienze oltre l’immaginazione. Inner Spaces tornerà nel 2020 e ne sentiremo di rumours. Matteo S. Chamey

Milano, Auditorium San Fedele 9 dicembre

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