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PLACEBO

Assago (MI) | Mediolanum Forum | 15 novembre

Molti di voi qui stasera hanno scelto di riprendere il concerto con quel piccolo schermo.. Bene, sapete che vi dico? Fatelo pure! Perdetevi tutto il concerto, filmatelo, portatevelo a casa, riguardatevelo, pubblicatelo sul web.. Tanto si sentirà e si vedrà una merda!

A tanto è arrivato Brian per manifestare il fastidio nei confronti della nuova mania del secolo.

Un piccolo gesto d’amore per la musica, all’interno di un grande contenitore ricco di spunti e riflessioni interessanti.

20 anni di Placebo, una ricorrenza che suona familiare per chi mastica musica da sempre, il compleanno della maturità per tutte quelle band che sanno confrontarsi col passato perché hanno un passato che conta. Figli dei 90s, anni che solo oggi possiamo identificare come la culla di una rivoluzione musicale in grado di abbracciare le 3 decadi precedenti per stabilire un ponte di connessione fluido, cerebrale tra avanguardia, sperimentazione e spettacolo. E lo spettacolo oggi non sono i riflettori temporaneamente puntati sull’artista calato dall’alto (un David Copperfield manovrato) ma il sudore incessante sul viso di Brian dopo pochi sparatissimi minuti di Pure Morning. Il ripetuto dialogo con gli spettatori toccando vari argomenti (dalla super-luna milanese all’Apocalisse ambientale) senza mai davvero interrompere il filone narrativo contenuto nei testi dei loro “argomenti musicali” migliori. E se Too Many Friends può davvero farci sentire parte del Tutto, con Without You I’m Nothing quel Tutto diventa un colpo al cuore di fronte al compianto David Bowie che appare sui maxischermi in teneri e sorridentissimi frammenti di vita con Brian, tra duetti sul palco e fuori. Un momento di raccoglimento che segue l’omaggio iniziale a Leonard Cohen, celebrando non solo gli Angeli in cielo ma l’umiltà e la riconoscenza sulla Terra.

In successione For What It’s Worth, Slave To The Wage, Special K, Song To Say Goodbye, The Bitter End sono 5 pilastri sigillati nei nostri corpi scossi da quelle vibrazioni sonore tanto care a Brian (che ci ricorda come l’acqua di cui siamo composti sia elemento fondamentale della nostra vita, da non sprecare mai). Stefan, crestone e barba, sembra un ex-nerd cresciuto e lungimirante, al punto da meritarsi svariati applausi mentre si agita elegantemente abbracciando la chitarra come si fa con un contrabbasso. Fiona Brice (compositrice e arrangiatrice per orchestra) accompagna tutto il live col violino, trascinando in alto le più intense elucubrazioni degli spettatori, travolti dal Placebo-Birthday in compattezza e tripudio di chitarre/basso/batteria (il trittico che pompa calore).

Il rito dei bis ci ha visti alla prese con Teenage Angst, Nancy Boy, Infra-Red e Runnin Up That Hill (cover di Kate Bush) prima di un psichedelico finale con Brian intento a scoprire nuovi suoni smanettando con le manopole del synth.

E se Trump nuoce alla salute (come riportato dal finto pacchetto di sigarette proiettato sul mega-schermo) i Placebo curano lo spirito elettrizzando anche gli scettici.

Grandi. Grazie.

Matteo S. Chamey

 

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