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PETER MURPHY

Bologna | Locomotiv Club | 26 ottobre

L’ex leader dei Bauhaus è l’icona più vera del goth punk e sta portando in tour la sua storia artistica con uno spettacolo semiacustico, appuntamento ghiotto per gli amanti del dark e non solo.

Ieri sera l’appuntamento era al Locomotiv Club di Bologna e in apertura è salito sul palco Max Trani, in arte Dog Byron, sorta di moderno cantastorie in bilico tra blues desertico e post grunge ad alto tasso emotivo. Con due dischi all’attivo, Max ha portato le sue canzoni a un pubblico non sempre attento e partecipe. Brani ruvidi, penetranti, suonati con passione e cantati con una voce roca graffiante, praticamente perfetta per il genere. In particolare mi è piaciuta la voglia di sperimentare suoni acidi e gridati e la veste acustica non ha impedito a Trani di trasmettere un forte flusso di energia. Forse alle sue canzoni manca ancora un guizzo per catturare il cuore del pubblico, ma i presupposti sono ottimi.

Durante il rituale cambio di palco è stata diffusa una musica minimale dal sapore ambient dark, che francamente ho trovato poco opportuna. Inizialmente mi piaceva ma è durata davvero molto e mi è sembrata una specie di presagio di qualcosa che non andava per il verso giusto.

Finalmente si è aperto il sipario del Locomotiv e sono usciti senza tante cerimonie Peter, il bassista e violinista Emilio China e il chitarrista John Andrews. L’emozione è stata subito forte con la voce di Peter penetrante ed evocativa, di quelle che dopo averle ascoltate non si scordano più. Emilio al freetless bass è davvero bravo, ma ha colpito tutti i presenti coi due violini, elettrico ed acustico, regalando momenti di vera magia. John alla chitarra è apparso come una figura di secondo piano, anche se ovviamente il suo ruolo era fondamentale considerata la formazione ridotta.

La scaletta è partita da Cascade, toccante la cover di The Bewlay Brothers di Bowie, scelta non scontata. Poi sono arrivati anche tre brani dei Bauhaus, King Volcano, Kingdom’s Coming e Silent Hedges. A seguire altre tre canzoni, con Lion a chiudere la parata di brani. A quel punto è avvenuto qualcosa di inaspettato: improvvisamente il gruppo ha lasciato il palco, dopo soli cinquanta minuti. La scena è stata un po’ surreale, sembrava una pausa invece lo show era finito lì. Sorpresa tra il pubblico, ma a parte qualcuno comprensibilmente amareggiato le facce erano per lo più stupite e ammutolite. La situazione era talmente strana che molti hanno atteso per oltre quaranta minuti nella speranza di avere qualche risposta riguardo all’improvvisa interruzione, ma né dallo staff di Peter, né dagli organizzatori è arrivato alcun comunicato. Sono girate voci di un malore di Peter, poi rivelatesi infondate. Pare semplicemente che ad un certo punto lui si sia irritato, non si sa per quale motivo, e il concerto è finito senza nemmeno un saluto.

Peter ha proposto musica altamente emotiva, ma il suo atteggiamento non ha certo gratificato i suoi fans. Intemperanze da star?

Giancarlo Bolther

ph Stefano D’Offizi (live di Roma)

 

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