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OPEN GRAVE

di Gonzalo López-Gallego

USA 2013


Ci vogliono un pizzico di pazienza e fiducia, nell’approccio a Open Grave, pellicola del quarantenne Gonzalo López-Gallego. Pazienza perché tutta la logica del film arriva ad essere spiegata soltanto negli ultimissimi minuti. Fiducia perché, pur prendendo ispirazione da un genere (il survival horror) abbastanza abusato, qui la storia è raccontata provando ad andare oltre la banalità e finendo per stringere attorno al film una cornice interessante anche se dai tratti non proprio originalissimi. Insomma, un lavoro apprezzabile che con un paio di accorgimenti narrativi in più avrebbe potuto offrire spunti migliori. Veniamo però alla storia.

 

Un uomo si risveglia in una fossa comune senza alcuna memoria di chi sia o di come sia finito là dentro. Viene tirato fuori da una misteriosa donna asiatica che non parla la sua lingua e che si esprime attraverso ideogrammi indecifrabili. Di lì a poco incontra altre persone che, come lui, non hanno nessuna memoria di quanto sia accaduto. Che fare? Attorno soltanto campagna e dentro casa una data cerchiata in rosso sul calendario: il giorno 18. Si sviluppano tensioni, incomprensioni, rabbia e flashback che rimandano a un passato non troppo lontano. Naturalmente non vi sveliamo il finale perché sarebbe un peccato, però non valutate il film solo dalle spiegazioni narrative che arriveranno negli ultimi minuti e che sembrano lasciare spazio per un capitolo successivo, ma mettete in fila in vari tasselli, e alla fine non potrà che venir fuori un giudizio positivo.

 

Detto del genere già abbastanza inflazionato che quindi penalizza l’originalità dell’opera di Gonzalo López-Gallego, Open Grave resta in piedi grazie alla tensione narrativa, a una bella fotografia, a un uso intelligente delle musiche nei momenti di maggior coinvolgimento emotivo e soprattutto grazie alla resa delle immagini forti. Insomma, dal punto di vista tecnico, il film è ben fatto. Il cast regge la scena anche se i personaggi non sono tratteggiati a dovere e quindi si fatica a capire la maggior parte dei legami. Accettabile la prova del protagonista, il sudafricano Sharlto Copley, che non toglie e non aggiunge nulla alla resa della pellicola. Mentre gli altri attori fungono da discreto contorno.

 

In conclusione: film non banale e neppure originalissimo, senza dubbio girato bene.

 Francesco Casuscelli

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