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NOTHING BUT THIEVIES

L’aria, la pelle, il sudore, il rock. Conor & Co. hanno bisogno di questo, e lo pretendono ad ogni concerto, ovunque si trovino. Il contatto, quell’arma che non taglia, tanto cara alle vecchie generazioni della musica live, entra a far parte da subito del loro repertorio, tanto da stordire chi tra i presenti (quasi tutti) già li proietta sulle vette delle classifiche di tutto il mondo. Quasi a voler stupire di fronte all’evidente volontà di svettare face-to-face, con il rock’n’roll a dettare le regole e nessun altro attorno a decidere quale sia il “giusto atteggiamento” da tenere. Le arene le lasciano agli altri, i leoni in gabbie strette covano al meglio i pezzi da urlo. Broken Machine è il nuovo, secondo, album, qui presentato come trampolino di lancio per l’imminente domani. I’m Not Made by Design apre varchi laddove filtra solo un flebile passaggio d’aria tra i presenti, la location stretta fa i conti con un sold-out ai limiti della sicurezza, dove la grande energica compostezza vince sopra ogni ragionevole dubbio. NBT significa originalità e naturalezza, voce vibrante in un corpo minuto, potenza sonora in cinque metri quadrati. Ogni brano, “vecchio” o nuovo che sia, è una hit “cotta e da mangiare” non per volontà divinatorie e commerciali ma per spirito melodico ritmico sopraelevato. Sdoganati dai Muse, si distinguono per indipendenza genetica e volontà autoriale, affrontano ogni pezzo come se fosse il mitico “encore” perché la gente li desideri senza morbosità. Seguono a raffica Live Like Animals, Trip Switch. Impossibile stare fermi nonostante la pedana sotto i piedi lo impedisca a prescindere. Impossibile stare fermi con giovanissimi e altrettanti over 40 generosamente presenti contro ogni volontà di propaganda commerciale. Conor intrattiene amichevolmente oltre un’ora e mezza e tutta la band lo segue come un perfetto compasso attorno al suo asse portante. La vicinanza dei membri sul palco trasforma l’ensemblement in una piovra tentacolare garbata. I giri di basso e le chitarre accompagnano i vocalizzi con estrema soavità, per lasciare spazio all’improvvisazione educata di un giovane cantante dalla padronanza semplicemente devastante. E lui sorride, e noi con loro. Questo è rock, per questo motivo nel 2018 è un affare per pochi.

Matteo S. Chamey

Milano | 02 dicembre | Magnolia

Ph Stefano Masselli

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