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Kreator, Sepultura

Londra | O2 Forum | 2 Marzo

La rassegna live di metal estremo prevista questa sera al Forum di Londra è una vera collisione tra titani. Tutte le quattro band in scaletta hanno fatto centro, a partire dai belgi Aborted: con uno Sven “Svencho” de Caluwé più aggruerrito che mai nel suo ruolo di frontman assoluto, la formazione death si lancia in attacchi inesorabili dove non esiste la parola limite. Dalle raffiche di Cadaverous Banquet e alle mine vaganti di Coffin Upon Coffin il set degli Aborted scorre senza un minimo accenno di calo di tensione, il loro è un death impregnato di tecnicità assoluta, soprattutto in fatto di riff   lancinanti e raffiche di drumming tormentate e veloci all’inverosimile. I loro trenta minuti di gloria sembrano scagliarsi sul pubblico come una cometa in fiamme, il set degli Aborted avrebbe senza ombra di dubbio potuto durare almeno il doppio. Arrivato il turno degli svedesi Soilwork, le luci si incupiscono per creare un’atmosfera più penetrante e oscura rispetto ai predecessori dove dominavano sprazzi di luci rosse e giallo fuoco a intermittenza. Con l’arrivo sul palco del frontman Björn “Speed” Strid i ritmi groove ombreggiati di melodic danno avvio alla sequenza di The Ride Majestic e Nerve accendendo una fiamma che rimarrà ardente per tutta la durata del set. Ottimi i riff di Sylvain Coudret e di David Andersson che arricchiscono Two Lives Worth of Reckoning di tessiture spesse e tinteggiate. I passaggi del bassista Markus Wibom accentuano le venature groove del sound di base che si trasforma in una carica irresistibile. I Soilwork passano questa prova live a pieni voti e si dimostrano la band più acclamata della serata. I Sepultura non mantengono le stesse vibrazioni, forse perché il frontman Derrick Green appare leggermente affaticato. Ma ci pensa il chitarrista eroe Andreas Kisser a risollevare le temperature con i suoi assoli portentosi e il suo innato fuoco nelle vene. La parte iniziale del set, Kisser a parte, è piuttosto affievolita ma innescando i classici Roots Bloody Roots e Refuse / Resist in sequenza fulminea, eseguiti entrambi con furore e maestria all’ennesima potenza, il pubblico risponde unanimemente con urla e applausi senza sosta. Il numero di fan che, in preda a troppo entusiasmo, si lancia oltre le barriere cresce a dismisura, tanto che i membri della sicurezza sono costretti a chiamare rinforzi per tenere le prime file sotto controllo. Non c’è assolutamente aria di violenza tra il pubblico, è un forte entusiasmo collettivo che agisce da detonatore per gli headliner, in tour a supporto del loro ultimo opus Gods Of Violence. Il grandeur dei Kreator ha pochi paragoni: il palco sembra un altare adibito alla celebrazione dell’arrivo del messia Mille Petrozza che, impugnando la sua chitarra come un arma da fuoco, si lancia nella sequenza bellicosa di Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite) e Phobia. Gli intrecci di luce, che vanno dall’argento al blu intenso, e il sound maestoso sono pristini. Il set viene dedicato al loro ultimo album con versioni stellari di Satan Is Real e della splendida title-track, anche se rivisitando il passato con Coma Of Souls ci si rende conto di avere di fronte dei veri protagonisti del metal: intramontabili. I tedeschi sono tornati a testa alta e con il loro consueto torrente di maestosità, niente li potrà fermare per molti anni a venire.

Fabiola Santini (testo e foto)

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