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KING SUFFY GENERATOR

The Fifth State

I Dischi del Minollo

 

È possibile fare prog oggi in Italia, senza diventare noiosi e senza suonare vetusti come i King Crimson? E’ possibile metterci dentro The piper at the gates of down e continuare ad essere cinici e malinconici? E’ possibile emozionare senza usare una sola voce? E’ possibile metterci dentro anche noise parente di Big Black? E’ possibile che questa lista di domande abbia stancato? I King Suffy Generator sono una delle migliori band italiane, questo disco ne è la conferma, alla quarta prova in studio, la band ha allargato lo spettro sonoro con vibrafono, sax e percussioni, senza mai perdere un certo senso di urgenza. The Fifth State, nelle sue sei composizioni, offre semplicemente la possibilità di viaggiare fra universi paralleli, forse l’unico difetto del disco è che dura troppo poco, ecco, l’ho detto. Ad ogni modo brani come Relieve the burden e Tomorrow shall we see rispondono positivamente alle domande in apertura, anzi, fanno anche meglio, ovvero mostrano esattamente le forze magnetiche che rendono possibili le condizioni di esistenza di questa musica, fra controllo e jam acida, fra rabbia punk ed estasi zen. A parte, a mio avviso, la brevità dell’opera non si può rimproverare la band di molto altro, se non quella di non essere nati nel deserto dell’ Arizona o qualche posto più figo del Piemonte, per attirare più scemi,forse. Disco per viaggi senza spazio e senza tempo.

Gianpaolo Iacobone      

 

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