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KANYE WEST

Yeezus
Def Jam

Lo aspettavano tutti al varco. Il profeta dell’hip-hop, l’uomo auto-celebrativo per eccellenza, la potenziale macchina da hit single si presenta con un album da molti già considerato il Kid A del rap. La prima cosa che va sottolineata è l’assoluto senso di libertà che si respira ascoltando le basi realizzate. Un cavallo privo di briglie, votato ad un concreto tentativo di destrutturazione e innovazione del genere, formalizzato in un approccio che pesca a piene mani nei suoni industriali e acid house dei primi anni novanta. On Sight parte proprio così, con un beat che pare rubato ai Nine Inch Nails di Further Down The Spiral: silicio scuro e iperdistorto che si scioglie solo per un istante in un coro angelico di bambini. Indubbiamente spiazzante. Si prosegue con l’andamento marziale di Black Skinhead (quasi una Beautiful People), il sermone di I Am A God, la potentissima e apocalittica New Slaves (miglior brano dell’album), sino all’apice della provocazione verbale di I’m In It: e parliamo di rime pesanti tipo: “Put my fist in her like a civil rights sign”. A coronare il tutto una lista di guest da far spavento: Thomas Bangalter dei Daft Punk (che produce quattro tracce), Bon Iver, Chief Keef, Hudson Mohawke, Evian Christ, solo per citarne alcuni. Innovativo e al contempo attualissimo Yeezus è un album che, al di là dei singoli gusti, merita un imprescindibile ascolto.
Gianluca Servetti

 

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