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INFERNO METAL FESTIVAL

Oslo (N) | Rockefeller / John Dee | 23-26 marzo

Alla sua sedicesima edizione, il festival di metal estremo noto come il più longevo della Norvegia raggiunge il quasi sold-out con una line-up che verrà ricordata a lungo. Dal 2001 Inferno si tiene a Oslo religiosamente ogni anno, durante le vacanze di Pasqua: la così detta Black Easter si festeggia tra le pareti delle due venue più note di Oslo, il Rockefeller e il John Dee, posizionate strategicamente nel cuore della capitale. L’apertura dei battenti di Inferno viene rigorosamente preceduta dalla Club Night, con concerti esclusivi che si tengono in contemporanea a: Blå, Vulkan Arena, Pokalen, Revolver e Sentralen.

Tra un concerto e l’altro, i metalheads hanno la possibilità non solo di visitare una delle capitali più gettonate della Scandinavia, ma anche di partecipare a eventi esclusivi per il festival, come il drum clinic di Frost (Satyricon e 1349), il beer-tasting della nota birra locale Nogne Ø e la lezione di fotografia metal tenuta da Kenneth Sporsheim di Metal Hammer, solo per citarne alcune. Tra un concerto e l’altro i fans possono farsi tatuare da noti artisti locali quali Mythos Tattoo e esteri quali Black Shadow Tattoo e Jorge Fidelman 999. Merce prestigiosa oltre a quella ufficiale del festival è disponibile per tutta la durata dell’evento, in banchetti fornitissimi posizionati tra le due venue principali. Assolutamente raccomandati:

birra al Knivene  cena al Aye Aye Club situati a pochi metri di distanza dall’hotel convenzionato con il festival, il Clarion Hotel Royal Christiania dove ci si può rifocillare fino alle prime ore del mattino prima di una bella dormita in preparazione alle giornate intense del festival.

Inferno Metal Festival offre un pacchetto completo a fans provenienti da tutto il globo. È l’evento metal dell’anno.

Day 1

Il Blå ospita questa sera una carrellata di band della label Dark Essence Records, a cominciare dai norvegesi. Dall’uscita del loro secondo full-length, Livlaus a settembre dell’anno scorso, la formazione di Bergen si è fatta notare per la solidità del sound, tipicamente black ma con uno quid in più, soprattutto a livello di possenti vocalizzi di cui il frontman Einar Fjelldal è maestro. L’atmosfera si incupisce sensibilmente per l’arrivo dei Lucifer’s Child, side-project di George Emmanuel dei Rotting Christ. L’attesa per questo supergruppo è palpabile e il Blå è letteralmente stipato.

Il loro set comunque non convince, forse per la presenza troppo statica da parte del frontman Marios Dupont e per la mancanza della vibe maligna che trasuda invece in abbondanza dal loro album di debutto, The Wiccan. Tra i concerti di The 3rd Attempt e Mistur i fans hanno l’imbarazzo della scelta tra i Gorguts e gli Exodus in contemporanea al Vulkan.

Un inizio promettente.

Day 2

Il giorno successivo si parte a gonfie vele dal palco del John Dee con i francesi Deathcode Society e il loro black apocalittico, mentre spetta a ICS Vortex il compito di apripista al Rockefeller. Seguono gli Shores Of Null, l’orgoglio italiano del festival con il loro doom ricco di melodie contrastanti che creano un’atmosfera eterea e al contempo oscura e affascinante, interrotta spesso e volentieri da riff tirati e pesanti.

Dopo un set senza troppe sorprese da parte dei polacchi Vader, è la volta degli svedesi Marduk, la band più attesa di questa prima giornata. Arrivano sul palco come un branco di lupi affamati, pronti a fare razzia tra il pubblico. Letale la sequenza di Frontschwein e The Blonde Beast, tracce di apertura del loro ultimo album, Frontschwein. Il loro set esclusivo culmina con una versione intossicante di Temple Of Decay. Questo concerto grandioso sembra difficile da emulare: eppure gli americani Cattle Decapitation ci riescono in pieno, sconvolgendo il pubblico del John Dee, ammassato per non perdere un solo istante di questo show esaltante. Il frontman Travis Ryan conquista tutti i presenti con la sua innata irruenza.

La chiusura è affidata ai norvegesi Mysticum.

Per molti la serata continua fino alle prime ore del mattino, tra una Nogne Ø e l’altra, sorseggiate al bar dell’hotel, dove alloggia gran parte del pubblico e dove è possibile incontrare membri delle band del festival

Day 3

Con una prima giornata così esaltante l’umore è alle stelle. Spetta ai norvegesi Blood Red Throne il compito di aprire il sipario del Rockefeller con una performance adrenalinica. Il growl del frontman Yngve Norvin Christiansen è prevalente, come lo sono le chitarre fredde e affilate di Daniel Død Olaisen che esplodono senza controllo nella bombastica Brutalitarian Reegime. Per gli amanti del trash doc, non potevamo mancare i leggendari Sodom con le loro raffiche indomabili, seguiti dagli islandesi Wormlust in attività dal 2006 ma sconosciuti a molti dei presenti. Il loro concerto al John Dee li consacra come una delle band più originali della giornata, grazie al loro ambient black ricco di passaggi lunghi e elaborati che incanta il pubblico. Di ritorno al Rockefeller chapeau per gli americani Suffocation: ineguagliabili. Le sferzate inesorabili di Thrones Of Blood e Mass Obliteration si scontrano con le velocità impossibili di Funeral Inception e Abomination Reborn. La chitarra impazzita di Terrance Hobbs culmina in chiusura con una versione letale di Infecting The Crypts. Gli svedesi Craft superano la prova a pieni voti: il frontman Nox appare in ottima forma, i suoi vocalizzi profondi danno prestigio al loro black ricco e corposo. In chiusura non potevano mancare i Nile. La formazione di Greenville, South Carolina colpisce per la grandiosità del set e del loro sound che ha ben pochi rivali. La progressione di Cast Down The Heretic e Call To Destruction si rivela una formula vincente.

Day 4

La giornata di chiusura si apre con il concerto di debutto assoluto per i black metallers del momento, i norvegesi Nordjevel che presentano live il loro primo album uscito lo scorso gennaio. La traccia di apertura The Shadows of Morbid Hunger è cupa e maligna, black fino al midollo grazie agli attacchi abrasivi del chitarrista Nord. Il testimone passa quindi agli svedesi Nifelheim, grandi protagonisti della giornata e ai norvegesi Mork che trasportano il pubblico direttamente agli inferi, grazie al loro black indomabile e al loro frontman Thomas Eriksen, cupo e tenebroso. Dal Rockefeller i finlandesi Moonsorrow si fanno notare per il loro black ricco di elementi folk. Splendida la versione di Suden Tunti ricca di parti possenti e cupe, alternate a sezioni più esaltanti. Il crushing di chitarre dei polacchi Thaw attira la maggior parte del pubblico con un set brutale denso di sfuriate simili a rasoiate. Con gli svedesi Månegarm le sonorità acquistano più colore. Il loro sound è carico di alternanze folk e black e il frontman e bassista Erik Grawsiö conduce il suo battaglione alla vittoria, superando a pieni voti la prova da headliner al John Dee.

Ma spetta ai leggendari Mayhem la posizione di preminenza assoluta di questa elettrizzante sedicesima edizione di Inferno Metal Festival. I volteggi punkeggianti di un Maniac in forma smagliante e la performance da Amleto maledetto di Attila Csihar rendono il loro concerto unico, con Crystalized Pain In Deconstruction e Pure Fucking Armageddon a chiudere in bellezza la loro performance.

Inferno Metal Festival 2016 si conclude con una performance memorabile.

Fabiola Santini (testo e foto)

 

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