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I PIÙ BEI FILM DEL TFF IN ARRIVO AL CINEMA

Si è da poco conclusa la 37a Edizione del Torino Film Festival con le sue 191 proiezioni tra lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi. Come ogni anno, la manifestazione torinese offre, oltre ai film in concorso, che sono opere prime, seconde o terze inedite in Italia, diverse sezioni non competitive all’interno delle quali si possono vedere in anteprima film destinati poi a uscire nelle sale cinematografiche perché hanno già una produzione o la trovano al TFF. Vi segnaliamo alcuni titoli di prossima uscita, tra quelli visti al festival, che secondo noi sono da vedere.

Cena con delitto

Sono già in programma nelle sale due belle opere,Cena con delitto, L’inganno perfetto. Il primo (titolo originale Knives Out), diretto da Rian Johnson, è un giallo abbastanza classico, ispirato ai maestri del genere come Agatha Christie e Alfred Hitchcock, ma con un approccio nuovo e attuale. Il film ha come protagonista una famiglia disfunzionale, i Thrombey, e il delitto da cui si dipana il giallo si svolge nella casa di famiglia dopo la cena che la vede riunita per festeggiare gli 85 anni del capostipite, Harlan Thrombey, un famoso scrittore di romanzi gialli. Sarà l’investigatore privato Benoît Blanc, interpretato da un grande Daniel Craig, a venire a capo del mistero.

L’inganno perfetto(The Good Liar, Usa 2019, tratto dal romanzo omonimo di Nicholas Searle) ha come protagonisti gli strepitosi Helen Mirren e Ian McKellen nei panni di Betty McLeish, un’insegnante in pensione e vedova, e Roy Courtnay, che dietro l’apparenza di un’esistenza normale nasconde un’attività di truffe e inganni. I due si incontrano e cominciano a frequentarsi, con la disapprovazione del nipote di lei, che non vede di buon occhio la relazione. Betty scoprirà progressivamente durante il racconto la vera anima di Roy, il suo passato nella Germania nazista, fino a un sorprendente ribaltamento finale.

Dal 12 dicembre è nelle sale Dio è donna e si chiama Petrunya, film diretto dalla regista macedone Teona Mitevska, e recentemente vincitore del Premio Lux del Parlamento Europeo. È un’opera ispirata a un fatto realmente accaduto nel 2014 quando in una cittadina della Macedonia, durante una cerimonia tradizionale della religione ortodossa che prevede il lancio della croce in un fiume e la gara tra i ragazzi per recuperarla e garantirsi così un futuro prospero e fortunato, è stata una ragazza, per la prima volta nella storia, a recuperare la croce. Nel film si vede come questo gesto compiuto istintivamente e anche un po’ provocatoriamente (“perché non posso avere anch’io un po’ di fortuna?” si chiede Petrunya), porti delle conseguenze pesanti in una comunità fortemente maschilista, nella quale i valori religiosi e sociali si intrecciano per relegare la donna a un ruolo di secondo piano, o meglio la religione viene usata come uno scudo per nascondere una discriminazione sociale profonda (lo stesso pope che ha lanciato la croce ha dei dubbi sulla ‘colpevolezza’ di Petrunya). Petrunya, trentenne laureata, disoccupata, demotivata, sovrappeso e lontana da tutti i canoni estetici che la società contemporanea esige per le donne, con questa vicenda ritrova la sua forza e dignità, morali, culturali, sociali. Un paio di persone la aiutano in questo percorso, un giovane poliziotto e una giornalista, ovviamente donna, che prende a cuore la sua vicenda, nonostante dalla testata per cui lavora venga poco considerata. Una bella storia femminile e femminista, raccontata con ironia.

A gennaio arriverà nei cinema il film  Jojo Rabbit (Usa/Germania, 2019, dal libro Caging Skiesdi Christine Leunens) per la regia di Taika Waititi, una satira sferzante sul nazismo, interpretata da Roman Griffin Davis, un ragazzino di undici anni alla sua prima prova di attore, incredibilmente coinvolgente e brillante. Il punto di vista del film è quello del suo personaggio, Jojo, un bambino che vive nella Vienna del 1945 con la madre (interpretata da Scarlett Johansson) e si prepara a diventare un nazista perfetto frequentando la scuola di addestramento e facendosi consigliare dal suo amico immaginario, Adolf Hitler. Jojo ha dunque la sua idea, inculcatagli dall’ideologia nazista, sugli ebrei fino a quando non ne conosce una, una ragazzina poco più grande di lui, e piano piano comincia a capire che cosa è realmente il nazismo. Un film in cui si ride tantissimo, ma si riflette anche sulle tragedie di quel regime, e in fondo di tutti i regimi, sebbene raccontate con tono ironico. La colonna sonora include brani di Beatles, David Bowie, Tom Waits, Roy Orbison, Jack White, Love. 

Il tema del nazismo e delle oppressioni dei regimi fascisti di vario genere è ricorrente nei film in uscita. Anche Alejandro Amenábar l’ha posto al centro del suo ultimo lavoro biografico, Mientras dure la guerra(Spagna/Argentina, 2019), declinato però in chiave spagnola e ambientato durante il Franchismo, la dittatura militare in Spagna dal 1939 al 1975. In particolare, Amenábar racconta l’ascesa del Franchismo attraverso il personaggio di Miguel de Unamuno (1864-1936), scrittore e Rettore dell’Università di Salamanca. Il professor Unamuno, nel film proprio come avvenne nella realtà, inizialmente non comprende appieno le implicazioni di quello che appare come una ventata di novità, un ritorno all’ordine, e sostiene e finanzia il partito falangista del generale Francisco Franco. Capirà e ne pagherà le conseguenze più avanti, vedendo i suoi amici sparire e la società trasformarsi. Sono questi i temi sociali e culturali che, com’è ovvio, interessano maggiormente i registi e i temi contemporanei sono proprio i nazionalismi, la condizione femminile, il razzismo. Su quest’ultimo argomento segnaliamo Queen & Slim(Usa, 2019), in uscita in Italia ad aprile, intenso e romantico road movie alla Bonnie e Clyde di Melina Matsoukas. Queen, avvocatessa, (Jodie Turner-Smith) ha un appuntamento a cena con Slim (Daniel Kaluuya) e di ritorno in auto i due vengono fermati da un poliziotto per un controllo che presto si trasforma in una minaccia. Queen comincia a filmare la scena e il poliziotto la tiene sotto tiro creando una situazione che porta all’uccisione del poliziotto per legittima difesa. Sono neri e nessun tribunale riconoscerà mai la legittima difesa quindi scappano. Intanto il video diventa virale in rete e Queen & Slim diventano presto dei simboli di ribellione un po’ ovunque nelle città che attraversano e vengono aiutati da varie persone (tra cui Mr. Shepherd, interpretrato da Flea, bassista dei Red Hot Chili Peppers). Colonna sonora potente con stelle della Motown Records tra hip hop e R&B.

Probabilmente non uscirà al cinema ma si è aggiudicato l’acquisizione dei diritti esclusivi da parte di Netflix, nonché uno dei applausi più fragorosi e prolungati al TFF e un premio collaterale, il film El Hoyo (Spagna, 2019, noto anche con il titolo inglesePlatform)del regista basco Galder Gaztelu-Urrutia. Un’opera a metà tra fantascienza e horror, imponente, allucinata e geniale. In un futuro distopico dove non ci sono più risorse le persone possono volontariamente farsi rinchiudere nel Hoyo (buco), un pozzo profondissimo suddiviso in piani su ognuno dei quali stazionano due reclusi. Al centro del piano c’è un buco attraversato periodicamente da una piattaforma che porta del cibo, fermandosi due minuti per ogni piano. Durante i due minuti i detenuti mangiano quello che riescono e soprattutto quello che è avanzato dai piani di sopra. Ogni trenta giorni la posizione dei detenuti cambia, possono ritrovarsi a un piano inferiore o a un piano superiore in base al comportamento che hanno avuto. Il lato animalesco degli esseri umani in queste condizioni non tarda ovviamente ad emergere. Ciascun recluso può portarsi nel Buco un oggetto e il protagonista del film, Goreng, porta con sé un libro, Don Chisciotte della Mancia, capolavoro di Miguel de Cervantes Saavedra. Il Don Chisciotteracconta le vicende del cavaliere errante Alonso Chisciano e della sua lotta contro le ingiustizie e le oppressioni, aiutato dal fido Sancho Panza. Questo è il ruolo che Goreng, con l’aiuto del suo Sancho Panza, il veterano Trimagasi, proverà ad avere nel sistema del Hoyo. Il film è in realtà una potente metafora della nostra società, con le sue ingiustizie, diseguaglianze, intolleranze e violenze, avviata su un cammino che porta verso l’esaurimento delle risorse del pianeta. È molto significativo che il tentativo di cambiare questa società venga affidato alla cultura, rappresentata dal libro che Goreng porta con sé.

 Il grande passo

Tra i film italiani presentati al TFF, Il grande passo di Antonio Padovan, i cui attori protagonisti, Giuseppe Battiston e Stefano Fresi, hanno vinto entrambi il premio per il miglior attore. Nel film interpretano Mario e Dario Cavalieri, due fratelli che si ritrovano dopo molti anni. Mario vive a Roma, Dario vive nel Polesine e insegue un sogno, quello di andare sulla luna, fin da quando, bambino, ha visto insieme al padre in tv le immagini del primo allunaggio. Un film sull’importanza di seguire i propri sogni e su come a volte chi lo fa possa essere considerato un po’ folle.  A sorpresa, è davvero bella l’opera prima di Ginevra Elkann, Magari, con Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher, i cui veri protagonisti però sono i tre ragazzini, Seb, Jean e Alma, tre fratelli con i genitori separati che dall’ambiente borghese in cui vive la madre a Parigi, vanno a passare una vacanza a Roma, dal padre (Scamarcio), un artista alla costante ricerca di ispirazione per il suo primo film, e la sua nuova compagna (Rohrwacher). Ispirazione autobiografica della regista per un racconto lieve e leggiadro con dinamiche familiari molto realistiche che è anche un amarcord degli anni ’90. Totalmente intriso di romanità è  Lontano Lontano, di Gianni Di Gregorio, una commedia divertente in cui tre pensionati, Attilio (Ennio Fantastichini, nella sua ultima interpretazione prima della scomparsa l’anno scorso), Giorgetto e il Professore, decidono di trasferirsi in un paese lontano, dove potersi godere la pensione, meno subissati da tasse e complicazioni all’italiana. C’è molto di Roma in questo film, ma c’è molto anche dell’italianità. Si ride con leggerezza in una commedia solare e tenera che apre il cuore. Buona visione! Rossana Morriello

Magari
Lontano Lontano


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