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GIULIO CASALE – NICOLA ALESINI

Una piccola pista di pattinaggio, sul fondo della piazza l’angolo dedicato al ricordo di una festa vissuta con l’ansia che si riserva alle riunioni indesiderate, agli scambi di auguri a perdere e ai doni recuperati sulle bancarelle dell’ultimo minuto. Tutto attorno, al pari di un serpente che striscia seguendo il contorno delle colline, le mille luci che delineano le antiche mura di questo frammento di passato che ancora respira specchiandosi nell’immobilità di una scacchiera lucida di umidità, gremita di passi ormai andati, di urla e risate, di musica e pensieri, di vita e di morte, di paradisi anelati e inferni vissuti.

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio“, sussurrava Calvino alle nostre orecchie. Un consiglio reso fragile dal ricordo ormai instabile che impellente torna a sollecitare la nostra indomita capacità di sopravvivere al tempo, alla volgarità delle urla e delle risate, alle orrende musiche mai ascoltate e ai pensieri fin troppo pensati. Alla vita che sfugge e alla morte da sempre temuta. A risvegliare il nostro istinto la voce di un maudit che non frena la sua voglia di recitare. Sono fitti i versi rivestiti di finissima materia sonora. Impalpabile bellezza che si esprime grazie all’uso di strumenti a fiato che brillano come oro rivestito di infiniti suggestivi loop.

Il verso di Giulio Casale incontra la magia sonora di Nicola Alesini. Ne scaturisce un dialogo intenso, un confronto intimo grazie al quale i segreti vengono carpiti e trasformati in frammenti di un discorso introspettivo sull’amore, sull’emozione e la rabbia scaturita con l’inaspettato impegno sociale. In questa penombra rivestita di parola e suono, ora aleggiano le voci di chi un tempo gremiva il nostro cuore. Claudio Lolli per primo, ricordato con due testi divenuti ormai pezzi di storia. Un immenso Fossati al cui scrivere è stata affidata la chiusura del live, un David Sylvian tornato a noi con una traccia scritta assieme ad Alesini e interpretata, non senza il dovuto rispetto e timore, dal nostro inesorabile Casale, conosciuto qualche decennio fa nella formazione trevigiana degli Estra. 

Un breve viaggio senza sosta nell’immaginario di un autore che con maestria ha estratto dalla sua chitarra le canzoni di una discografia che comprende lavori come Dalla Pare Del Torto, In Fondo Al Blu e il suo ultimo Inexorable. Un artista in “bilico tra rabbia, forza e tenerezza” con il solido e avvolgente apporto di un maestro capace di scatenare cerimonie oniriche ad alto potenziale, anch’esse in equilibrio tra il jazz e l’infinito.

Mirco Salvadori

ph Marco Olivotto

Marostica (Vi), Panic Jazz Club 22 Dicembre

Frammenti di un discorso poetico, evento unico
Frammenti di un discorso poetico, evento unico
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