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Foxhound

Don’t stop talking about us

 


“Se fossimo a Londra,
caro lei…”. Il mito dell’efficienza d’oltremanica è spendibile un po’dappertutto, nelle sale prove come dal parrucchiere.
Ma quando si parla di giovanissimi che fanno musica (o di giovanissimi “che fanno” in genere), anche il più trito luogo comune trova un suo fondamento. Se il loro primo album Concordia fosse uscito, chessò, per la Domino, è probabile che gli appena ventenni Foxhound si ritroverebbero già invitati nei salotti più ‘cool’ del pianeta. Per loro sfortuna, invece, i passaporti sono italiani e, per fortuna nostra, si devono accontentare di ritrovarsi a chiacchierare un po’ con noi.

Levateci una curiosità che avrete senz’altro già tolto a molti. Come, dove e con quali ascolti si accende la ‘scintilla’ del rock in un ragazzo di vent’anni nel 2012?
Nessuno di noi si serve di un unico canale per scoprire i suoni che gli piacciono e che lo influenzano. Crediamo che la contaminazione sia una componente fondamentale dell’identità artistica di ciascuno e non abbiamo delle coordinate univoche nemmeno nei nostri ascolti. Ascoltiamo molta musica ‘vecchia’, dalla quale cerchiamo di tirare fuori gli elementi che la rendono ancora accattivante per noi, ma siamo figli del nostro tempo e dunque il ruolo più importante è quello dei gruppi attuali. Sono fondamentali le piattaforme digitali, senza le quali non avremmo potuto ingozzarci così presto di tante belle melodie…

Su Rockerilla di Luglio/Agosto l’intervista di Simone Dotto

 

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