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Eindhoven Metal Meeting

Effenaar, Eindhoven (NL) | 16-17 Dicembre

“Due giorni, trentasei band, due palchi”: con questo annuncio, l’edizione 2016 di uno dei festival di metal estremo più frequentati del globo, l’Eindhoven Metal Meeting, si ripropone alla miriade di fans che ogni anno si riversano nella tranquilla cittadina situata a 125 KM a sud-est di Amsterdam prendendo possesso dell’Effenaar. Il meritato sold-out era prevedibile: con due pietre miliari del black metal come i norvegesi Mayhem e gli svedesi Watain come headliner nella prima giornata e la sensazione polacca dei Batushka nella seconda i biglietti per le due giornate sono andati a ruba in pochissimo tempo. Quest’anno, il palco District19, quello più piccolo sistemato al livello inferiore della venue, ha letteralmente spopolato grazie a nomi di prestigio come l’orgoglio italiano dei Caronte, gli svizzeri Bölzer i francesi Seth e gli svedesi Valkyrja questi 2 ultimi entrambi con un nuovo frontman a bordo, rispettivamente Saint Vincent e Rogier Droog (aka RSDX). Le due giornate sono precedute e seguite da un pre- e after-party show, giovedi 15 dicembre nella venue principale e domenica 17 dicembre al Dynamo con i Schirenc Plays Pungent Stench, Carnation e Inhume. Con una carrellata così imponente gli 80 Euro del biglietto per le due giornate sono davvero spesi bene considerando che all’interno dell’Effenaar i fans possono rifocillarsi con ottime birre, pizze e panini a prezzi più che accessibili, proprio come il metal comanda. Per non dimenticare il banchetto di merch e rarità in vinile, dove è impossibile passare senza fermarsi e fare almeno un acquisto. L’Eindhoven Metal Meeting è il festival perfetto per chi voglia godersi buona musica live e divertirsi, la presenza delle più svariate nazionalità tra il pubblico conferma che per molti è un evento imperdibile.

 

Day 1

Con i Watain e i Mayhem in chiusura è difficile concentrarsi su altre band eppure la prima giornata parte in grande stile dal Large Stage con l’impeto black dei belgi Enthroned. Il frontman Nornagest non esita a lanciarsi negli attacchi sonori della tellurica Through The Cortex dimostrando la sua innata capacità di condurre il suo squadrone verso un set tostissimo. Dalle pareti del District19 Stage le cannonate dei tedeschi Endstille rimbombano con gli attacchi di drumming del portentoso Mayhemic Destructor anche se purtroppo le condizioni fisiche del frontman Zingultus che evidentemente deve aver alzato il gomito senza contare, rende il set troppo caotico e difficile da seguire. L’atmosfera si ripristina con gli olandesi Hail Of Bullett con un set decisamente più coerente e ricco di energia, anche se la presenza sul palco di Martin van Drunen, sostituito quest’anno da Dave Ingramm, si fa sentire. Le vibrazioni aumentano a dismisura con l’arrivo dei leggendari trashers tedeschi Destruction che passano l’ennesima prova live a pieni di voti, anche se il loro set si trova purtroppo a ridosso degli olandesi Wederganger che si confermano la sorpresa della giornata grazie al loro black ricco di riferimenti mitologici e venature folk teutoniche spiazzanti. Il District19 continua a stupire con un’altro show spezzacollo: si tratta dei finlandesi di Turku Archgoat anche loro veterani del black putrido e maligno. La sequenza Nuns, Cunts And Darkness e Grand Luciferian Theophany mette il fuoco nelle vene mentre Rise Of The Black Moon sembra l’inno al demonio per le scariche di riff lenti e trascinati e abbondanza di blast-beat al massimo. Il pubblico è pronto per la chiusura: con l’arrivo ritualistico del frontman dei Watain Erik Danielsson sulle note di Devil’s Blood il pubblico perde il controllo all’unisono per un benvenuto al principe delle tenebre. La maratona dello splendido Casus Luciferi, secondo full-length per la formazione di Uppsala datato 2003, continua con versioni particolarmente maligne di Black Salvation e Opus Dei (The Morbid Angel). Il palco adibito a tempio maledetto con fuochi e fiamme ad oltranza rende il tutto particolarmente idilliaco. Non c’è paragone, anche se con i Mayhem a seguire ci si rende conto di avere di fronte un’altra band di professionisti. Con i problemi tecnici dell’inizio di Funeral Fog il set sembra avere troppi intoppi che prevengono la meritata spiccata in volo. Ma il frontman Attila Csihar non demorde e si lancia in versioni perfette di vere perle rare black, quali Pagan Fears e Buried By Time And Dust. Ovviamente non poteva mancare la title-track dell’album De Mysteriis Dom Sathanas che viene esiguita alla perfezione, tra i vocalizzi aspri e taglienti del frontman e gli attacchi di basso inesorabile del mastermind Necrobutcher. Una sequenza infallibile quella dei Watain e dei Mayhmen sovrani indiscussi di questa prima giornata, resa ancora più esilarante dal set bombastico dei francesi Benighted che presentano il loro ultimo album, Necrobreed un miscela di grind-core e death che spedisce tutti a casa, o nei bar vicini a notte inoltrata con la voglia i continuare a divertirsi fino alla prime ore del mattino.

 

Day 2

Con una partenza così elettrizzante la seconda giornata parte forse un po’ troppo a rilento con i tedeschi Der Weg Einer Freiheit e il loro black über tecnico senza mezze misure, ricco di cavalcate deflagranti ma senza appiglio visuale. Il set che segue compensa questa pecca: si tratta degli svizzeri Schammasch che in fatto di presenza sul palco hanno rivali tra le reclute più giovani del genere (la formazione di Basilea è solo all’attivo dal 2010). La mancanza o quasi di luci si addice alla perfezione alle loro sonorità eteree e intossicanti, difficile intravvedere delle figure umane tra le raffiche di fumo che comunque rendono il tutto sublime. Il primo scontro della giornata avviene alle 17.40, il che consente di vedere solo in parte il set degli inglesi Memoriam band formata in onore al batterista dei Bolt Thrower Martin “Kiddie” Kearns scomparso improvvisamente il 14 settembre del 2015 e di ritornare al District19 per non perdere un solo istante dei francesci Seth. Grazie alle peripezie del frontman Saint Vincent, consapevole delle proprie armi il set si conferma come uno dei migliori della giornata, black all’ennesima potenza con una sana dose di riff articolati e blast-beat a catena. I norvegesi Aura Noir si dimostrano all’altezza delle band di veterani previste in scaletta: nonostante il bassista Aggressor sia costretto a suonare seduto su una sedie per un grave incidente che nel 2005 ha provocato la paralisi dei piedi, il trio esegue trionfalmente pezzi storici del loro repertorio, quali The Rape e Deep Tracts Of Hell . Con i Caronte al District19 si deve purtroppo rinunciare al set degli Hell. Gli italiani (di Parma) presentano il loro doom/stoner ricco di groove euforizzante: il livello di esecuzione e di maestria di questi quattro giovani musicisti è esemplare, difficile credere che alle spalle abbiano solo due full-length, l’ultimo Church Of Shamanic Goetia è uscito nel 2014. Con l’umore alle stelle per il set dell’orgoglio Italiano del festival i Pro Pain passano quasi inosservati mentre invece la sequenza dei Bölzer e dei Valkyrja prepara per gli ultimi set con volumi impossibili da parte degli svizzeri e sano black tradizionale da parte degli svedesi. Sempre dalla Svezia, i General Surgery fanno razzia con le loro divise insanguinate di chirurghi assassini e gore grind da urlo, mentre la chiusura del festival viene affidata ai polacchi Batushka. Il loro set mozzafiato viene reso ancora più esclusivo dall’approccio ritualistico dei membri, ministri del culto maledetto che celebrano la messa nera con tanto di incenso, raffiche di luci e sonorità impalpabili che trasportano in un’altra dimensione.   La successione tellurica di Yekteniya, dalla 1 alla 8 non poteva definire un set migliore a chiusura di un’altra edizione di Eindhoven Metal Meeting che verrà sicuramente ricordata.

Al prossimo anno!

Fabiola Santini (testo e foto)

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