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EINDHOVEN METAL MEETING

Effenaar | Eindhoven (NL) | 11-12 Dicembre

L’ottava edizione noto festival di musica estrema Eindhoven Metal Meeting raggiunge nuovamente il meritato sold-out, grazie a una scaletta più che appetibile per i palati più esigenti in materia. Quest’anno con la presenza degli italiani del momento Shores Of Null e band del calibro dei Marduk, Behemoth, Candlemass, Craft e con l’ultimo concerto in assoluto dei Nuclear Assault, Eindhoven Metal Meeting si conferma ancora una volta un evento imperdibile. I due set di chiusura (Candlemass nella prima giornata e Hooded Menace nella seconda, entrambi conclusi in grande stile nelle prime ore del mattino) offrono una carrellata di doom prestigioso che attira una buona fetta di presenti. Eindhoven Metal Meeting è il pacchetto completo: dal costo più che contenuto del biglietto (EUR 80 per le due giornate suddivise tra due palchi, il Large Stage e il District 19 Stage) alle logistiche (Eindhoven è raggiungibile facilmente tramite collegamenti aerei low-cost dai principali aeroporti italiani quali Milano, Roma, Pisa e Treviso) al pernottamento nei vari alloggi situati a poca distanza dalla venue, l’Effenaar (da raccomandare è indubbiamente il Pullmann Hotel http://www.pullmanhotels.com/ soprattutto per la colazione da nababbi, servita fino a mattinata inoltrata). L’Eindhoven Metal Meeting ospita anche in questa edizione speciale un pubblico internazionale, con fans provenienti non solo da tutta Europa ma anche dagli Stati Uniti, Brasile, Canada e Giappone. L’atmosfera è unica: tra un set e l’altro è possibile ricaricarsi le batterie presso il bar principale dove vengono serviti sia manicaretti a prezzi contenuti che birre locali, come la tradizionale “bock”, una birra scura davvero buona. L’area merch è gestita alla perfezione: presso il bancone principale è possibile acquistare non solo gli articoli ufficiali delle band in programma, ma anche rarità in CD e vinile che farebbero gola a chiunque.

 

Day one.

Come vuole la tradizione, l’apertura dei cancelli del festival spetta a un gruppo olandese: si tratta dei The Heritance che con il loro melodic death bombastico fanno salire l’umore alle stelle al pubblico accorso al District 19 Stage, nonostante siano appena le 16:30. La loro scaletta procede bene anche se sono in molti a buttarsi tra le prime file del Large Stage per non perdere l’inizio degli inglesi Winterfylleth che alle 16.40 in punto danno avvio ad un set grandioso. La divina Divination Of Antiquity conquista i presenti che sembrano letteralmente sciogliersi grazie alle vibrazioni persistenti che caratterizzano il loro black atmosferico. I vocalizzi taglienti del frontman Chris Naughton rappresentano il punto di forza del sound Winterfylleth che non accenna alcun calo di tensione per tutta la durata dei quaranta minuti di set. Di ritorno al palco sottostante, ci si trova di fronte ad una delle band più sorprendenti dell’evento: si tratta dei russi Todestriebe che pur essendo debilitati dalla mancanza del batterista, riescono a provocare dei forti scossoni tra il pubblico con il loro black tradizionalmente old school. A livello visivo rendono molto, grazie al loro corpse-paint perfettamente in tema con le note abrasive delle loro tracce putride e bellicose. Pur rimanendo in tema black, l’atmosfera cambia radicalmente con i norvegesi Aeternus, seconda band in programma al Large Stage. Lo squadrone originario di Bergen si differenza dai predecessori soprattutto per il groove di base, accattivante ma al contempo ricco di spessore e attacchi di batteria e basso che provocano i primi mosh-pit della giornata. Gli inglesi Onslaught non convincono, il loro set risulta decisamente offuscato dall’energia delle band in apertura di questa prima giornata esaltante: ma ci pensano i veterani svedesi Nifelheim a smuovere le acque, conquistando il pubblico unanimemente e in grande stile. Con un Hellbutcher che appare più in forma che mai, il set dei Nifelheim parte in quarta con delle accelerazioni da brivido: squarci di chitarra, drumming portentoso e vocalizzi taglienti come lame rotanti caratterizzano un set semplicemente memorabile dall’inizio alla fine. Dall’atmosfera bellicosa del Large Stage è arrivato il momento di passare agli inferi del District 19 Stage per una sana dose di doom: il trio degli inglesi Conan ancora una volta non delude, la magia delle loro note trasporta in meandri di segrete polverose e avvolge i presenti in un vortice di emozioni contrastanti, dalla voglia di rinchiudersi in se stessi, al desiderio di saltare sul palco con loro come se si venisse colpiti da una scarica elettrica. Dopo la parentesi senza troppe pretese dei God Dethroned, è arrivato il momento di dare il benvenuto ai grandi Behemoth. Con l’arrivo sul palco del frontman Nergal, che marcia trionfante alle note della splendida Blow Your Trumpets Gabriel, il pubblico esplode. Tra oscurità impenetrabile e scariche di luci a intermittenza, il set di questa formazione che merita sempre il rispetto assoluto diventa uno dei fulcri dell’intero evento, anche se spetta agli svedesi Candlemass il compito di concludere la prima giornata di questo festival grandioso. Con il loro doom epico e carico di linfa vitale che risveglierebbe anche i morti, la formazione di Stoccolma condivide con i fans un set unico: la versione di Mirror Mirror di questa sera non passa inosservata, soprattutto per i vocalizzi penetranti del frontman Mats Levén e per i riff classici ed eleganti dei chitarristi Mats “Mappe” Björkman e Lars “Lasse” Johansson.

 

Day two

Dal District 19 Stage gli olandesi Distillator aprono la seconda giornata dell’evento con un thrash old school che non convince troppo, ma ci pensano i connazionali Bodyfarm a cambiare le temperature con un sano death di marchio svedese che conquista i presenti, accorsi in buon numero nonostante l’apertura dei cancelli sia prevista relativamente presto (15:30). L’atmosfera del Large Stage acquista tono e prestigio con i berlinesi Necros Christos e il loro black / death. Le note eteree e intossicanti creano un’atmosfera sublime, i passaggi di chitarra del frontman Mors Dalos Ra sono magmatici e complessi mentre i vocalizzi sono ricchi di variazioni e sfumature. Il set che segue non ha bisogno di molte presentazioni: si tratta degli italiani Shores Of Null, grande promessa in ambito melodic blackened doom a livello internazionale. In tour insieme ai finlandesi Hooded Menace previsti in chiusura, la formazione capitanata da Davide Straccione si dimostra all’altezza dei gruppi di questa scaletta esclusiva sotto tutti i punti di vista. Il loro album di debutto, Quiescence, è senza dubbio da annoverare tra le uscite più interessanti dell’anno scorso. Il pubblico non lascia le barriere delle prime file fino alla chiusura del loro set, nonostante dal Large Stage rimbombano le note dei tedeschi Ahab che continuano il percorso doom di questa seconda giornata con una serie di tracce lente e trascinate, sparate con impeto e intensità fulminea. Tra le band più attese del festival, spiccano senza dubbio gli svedesi Necrophobic che con il ritorno a casa del frontman originale Anders Strokirk, arrivano sul palco caricati a mille. Dalla maligna Astaroth alla super-groovy Furfur la formazione black conferma di essere pronta ad affrontare ulteriori prove live a breve. Per gli americani Nuclear Assault questa è l’ultima data live in assoluto: Game Over viene eseguita in tutta la sua forza propellente, soprattutto grazie alla presenza marcata di riffing da urlo che vengono lanciati come schegge sonore dal frontman John Connelly. Il Large Stage comunque appartiene solo a loro, il colosso svedese black metal dei Marduk. Come un branco di lupi all’attacco, guidati dal chitarrista e membro fondatore Morgan “Evil” Steinmeyer Håkansson, il plotone di Norrköping avvia un set divino con le prime due tracce di apertura dell’ultimo capolavoro Frontschwein, la traccia omonima e la groovy The Blonde Beast. Tra la successione di riff mozzafiato e blast-beat calamitanti eseguiti alla perfezione dal batterista Fredrik Widigs, il set dei Marduk procede alle stelle, raggiungendo l’apice con versioni particolarmente diaboliche di Burn My Coffin e Throne Of Rats e culminando con un brindisi da parte del frontman Daniel “Mortuus” Rostén verso il pubblico, il calice maledetto e il sacrificio ultimale che completano l’atmosfera solenne. Dopo il fuoco e le fiamme dei Marduk, gli svizzeri Samael non mantengono il paragone e passano la loro prova a sufficienza. Un’altra formazione svedese spicca per prestigio e presenza sul palco: si tratta degli svedesi Craft che, insieme ai finlandesi Hooded Menace dal District 19 Stage, chiudono questa seconda giornata magnificamente.

 

Fabiola Santini (testo e foto)

 

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