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DIAZ – Don’t Clean Up This Blood

di Daniele Vicari

Italia/Francia/Romania 2012

 

Finalmente una pellicola italiana, forte, di denuncia, che farà molto parlare dì sé ma che soprattutto dovrebbe indurre in riflessione e stimolare la ricerca per approfondire quanto accaduto in quei terribili giorni di Genova del luglio 2011.

Ricordiamo che si svolse in quei giorni un convegno dei capi di stato di tutto il mondo con il contemporaneo arrivo nella città di decine di migliaia di manifestanti, costringendo le forze dell’ordine ad un impiego di mezzi e di forze mai usato prima. Certe zone della città furono persino chiuse ai non residenti. (Zona Rossa gestita dall’attuale capo della Polizia).

Come ha affermato Procacci, (produttore della pellicola) “Diaz –Don’t Clean Up This Blood” è l’occasione per tornare su quei fatti se all’epoca eravamo distratti o in altre faccende impegnati o se come mossi dal regista vogliamo denunciare e tentare di porre sotto una luce diversa un avvenimento così definito da Amnesty International: “La Più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”.

Vicari, il regista, ricorda tuttavia a chi critica la giustizia Italiana, il fatto che i processi si sono svolti e seppur tra mille difficoltà ci sono stati anche dei condannati.

Il film, che esce nelle sale non penalizzato a livello distributivo, ma al pari di molte altre pellicole italiane, è molto forte, emozionante, crudo e violento; la ricostruzione dell’irruzione delle forze di polizia all’interno della scuola non lascia respiro, viene vissuta quasi in tempo reale, sia dalle prospettiva delle vittime, che da quella degli assalitori, e forse lascia ancora più sgomenti se usciamo dalla ricostruzione e ci ricordiamo che il tutto può essere accaduto realmente.

Non da meno è stata la detenzione nella caserma di Bolzaneto degli arrestati, che per 3 giorni sono stati sottoposti a percosse e sevizie degne della peggior polizia cilena, e a detta di molti, pare che il peggio nella ricostruzione ci sia stato anche risparmiato.

Ottime le interpretazioni degli attori, quasi a livello corale, non c’è uno che prevale sugli altri: Jennifer Ulrich (Alma) interpreta la prigioniera costretta a denudarsi davanti ai carcerieri, Elio Germano il giovane cronista bolognese che decide di andare a Genova per rendersi conto di quanto stava accadendo, o Claudio Santamaria nelle vesti del poliziotto che assiste impotente alla barbarie.

La ricostruzione, intervallata da immagini di repertorio molto ben montate con la fiction grazie ad un ottimo lavoro di regia e sceneggiatura, si attiene agli atti processuali e alle sentenze della corte d’appello di Genova del 5 marzo 2010 e del 19 maggio 2010 (tutto disponibile in rete su www.processig8.org/) e ad incontri personali con protagonisti italiani e stranieri,  vuole mettere in luce che le azioni con cui la polizia ha gestito l’aggressione alla scuola nella quale alloggiavano i manifestanti, gli arresti,  e le successive falsificazioni dei verbali e delle prove, sono una serie di fatti oggettivamente difficili da narrare, perché in un paese democratico non sono tollerabili.
Ma siamo in un paese democratico che purtroppo non ha ancora iscritto il reato di tortura tra quelli penalmente perseguibili.

I casi di Aldrovandi e Cucchi ce lo hanno ricordato recentemente.

A dimostrazione del fatto che “Diaz –Don’t Clean Up This Blood” è una pagina nera della nostra nazione lo dimostrano il fatto che il processo per la morte di Carlo Giuliani non si è mai celebrato, e che il parlamento Italiano ha respinto per due volte la proposta di legge di istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti di Genova.

Per scelta della produzione, dopo richiesta da parte si alcuni degli offesi di non essere nominati, si è deciso di adottare nomi inventati da ambo le parti, anche se i protagonisti della storia sono facilmente rintracciabili.

Unico limite della pellicola, non si sa fino a che punto voluto o necessario, (per l’approfondimento del quale vi rimando alle critiche mosse da Vittorio Agnoletto, presidente del Genoa Social Forum) una certa omertà politica, comunque citata nelle frasi finali in cui si fa menzione del fatto che nessun paese europeo ha chiesto spiegazioni al nostro governo per quanto accaduto, oltre forse anche una a mancata giusta prospettiva per spiegare agli spettatori cosa animò lo spirito dei 300.000 pacifici manifestanti che confluirono nella città.

Ci rincresce constatare che, al momento, ancora nessuna TV Italiana (a pagamento e non) lo ha preso per darne visione sui piccoli schermi, (cosa che servirebbe non poco ad allargare il dibattito).

Speriamo che i programmatori decidano presto di presto di ovviare a questa mancanza regalando un momento di riflessione in un mare di becere fiction. Nell’attesa, tutti al cinema!

Fabio Vergani

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