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Deep Purple

Now What?!

Ear Music

 

Se ad un fan dell’hard rock, ipoteticamente scongelato dopo quarant’anni di ibernazione, si facesse ascoltare l’ultimo album dei Deep Purple, si potrebbe immaginare facilmente la reazione. Probabilmente strabuzzerebbe gli occhi e con una risata di scherno ci pregherebbe di non prenderlo in giro. E sarebbe ancora più sconvolto nell’apprendere che i tre quinti della formazione sono gli stessi che hanno registrato pietre miliari dell’hard rock come In Rock, Fireball e Machine Head. Forse, con un po’ di attenzione e fantasia, riuscirebbe anche a riconoscere, in quella voce calda, un po’ soul, l’ex urlatore Ian Gillan.

Eppure, dopo un rapido excursus storico degli ultimi quarant’anni di carriera dei Purple, anche il nostro malcapitato ascoltatore del passato, probabilmente converrebbe con noi che Now What?! è l’album che meglio rappresenta lo spirito seventies di Gillan e soci. Va da sé che, considerando i poco ispirati dischi sfornati in precedenza dalla formazione attuale (con Gillan, Paice e Glover affiancati da Steve Morse e Don Airey), il merito di questo cambio di marcia è da attribuire per un buon cinquanta per cento alla produzione di Bob Ezrin, capace di tirare fuori il meglio da musicisti sempre più vicini alla pensione.

Dedicato alla memoria dello storico tastierista Jon Lord, Now What?! è un lavoro che viaggia con libertà tra passato e presente, dall’hard’n’roll di Hell to Pay al prog di Above and Beyond e Out of Hand e che, per certi versi ricorda più Perfect Strangers che il suo diretto predecessore (anche se risale a ben otto anni fa), Rapture of the Deep. Certo, Steve Morse non potrà mai sostituire l’enorme personalità musicale di Richie Blackmore. Ma ce ne siamo fatti una ragione. Produzione fresca, sound intenso. In definitiva, più che dignitoso.

Daniele Follero

 

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