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CITY OF DREAMERS

di Jamie Patterson

Guildhall Pictures

 

Cannes non vuol dire solo e soltanto concorso ufficiale né “Un certain regard” o “La Quinzaine”, e nemmeno soltanto “Film Short Corner”: appuntamenti imperdibili e indispensabili per cinemaniaci. Cannes è anche mercato del film, full immersion tra case di distribuzione di tutto il mondo e con proposte allettanti e altrimenti impensabili. E’ stato proprio in una di queste full immersion che ho reperito “CITY OF DREAMERS” opera del giovanissimo regista inglese Jamie Patterson, distribuito dalla più che meritoria opera della Ghidhall Pictures di Londra. Il film meriterebbe adeguata distribuzione anche da noi, perché è semplice, gradevole e bello prima di tutto e poi perché si propone ad una fetta di pubblico ben definito, quello dei musicisti e dei musicofili. Racconta le avventure di Rose (la bravissima attrice Ellen Cosgrove che ha vinto al’Milano Indipendent Festival come migliore attrice) che arriva a Brighton armata soltanto della sua chitarra e la sua incredibile voce. Rose è una qualunque, il film ce la porge come l’amica della casa accanto, credibilissima, pronta a lanciarsi in una splendida avventura fatta di sogni e realtà, fatta di piccole avvenure quotidiane e di versi e note create nella stanzetta piccolissima e proposte con estrema pudicizia sempre pronta a credere di aver sbagliato. E così Rose inizia a nuotare, è questo il pregio del film, non ci racconta la storia di “un successo” ma la storia dell”iniziazione”, della primavera dei suoni, delle speranze, delle delusioni e delle gioie più intime che pubbliche. Rose, novella Karen Dalton, ha grande cuore, una voce che esce da lì e che vola in altri cuori. Il film è tutto qui, ma qunata dolcezza in queste immagini, quanta verità da riscoprire; non è un film giovanilistico ma è un film scritto diretto e recitato da giovani; affanculo gli errori minimi ed “evviva” per splendide intuizioni costruttive e per l’immagine che non teme la povertà dei mezzi e l’eterodossia creativa. Il film si è visto nei Festival più importanti: si è già detto di Milano ma ha spopolato anche altrove (vincitore al Madrid International Film Festival, al Woman Indipendent Film Festival e a Las Vegas): sarebbe un bvero peccato igonrarlo.

FRANCESCO PALADINO

    

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