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BOB DYLAN

Fallen Angels | Columbia

Come per il precedente Shadows In The Night, anche il trentasettesimo album di Dylan attinge al repertorio che fu di Frank Sinatra, tranne che per Skylark.

Curiosa la relazione tra due musicisti apparentemente così lontani. Dylan non ha mai nascosto la sua profonda stima per The Voice presenziando a alcuni suoi concerti così come Sinatra stimava Dylan senza riserve.

Questo album costituito da standard, pertanto e come il suo predecessore, rappresenta non un gioco o un vezzo ma il risultato di un lavoro di profondo rispetto, dedizione e sincero amore per Sinatra e lo standard americano.

Band straordinaria, arrangiamenti intelligenti applicati con il moderno criterio del less is more laddove, nelle versioni di Sinatra, la ridondanza delle orchestrazioni, seguendo il gusto dell’epoca, talvolta soffocava la bellezza del songwriting.

Questa musica così radicata nel DNA newyorkese, americano assume convincente veste nuova nella rilettura dylaniana, laddove altri vocalist come Rod Stewart hanno prodotto esercizi di stile, laccate versioni perfette fino arrivare al fiasco sterile di McCartney in versione Diana Krall. Laddove big band di ottoni si esibivano in swing rapaci o sezioni di archi sciorinavano melassa, qui pedal steel guitars e delicate Telecaster reinventano un patrimonio esteso all’intero territorio americano.

Un album delizioso.

Massimo Marchini

 

 

 

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