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All Tomorrow’s Parties 2012: I’ll Be Your Mirror

Londra, 25-27 maggio

Alexandra Palace


Tutto è semplicemente andato alla grande, tra tanta buona musica, sprazzi di sole energizzante e la voglia irresistibile di assaporare fino in fondo questo grandioso evento, particolarmente in vista dei sempre attesi headliner della prima serata: i mitici Slayer. La rassegna spicca il volo venerdì 25 maggio alle 18.30 in punto nella Great Hall, con gli americani Melvins che regalano una prima parte di concerto apprezzabile, eseguendo con la loro innata intensità tracce scorrevoli e d’effetto quali Hung Bunny, Roman Bird Dog e The Water Glass, grazie alla presenza ai limiti del surreale (sembra un protagonista bizzarro pescato da un film di Tim Burton) del cantante e chitarrista Buzz “King Buzzo” Osborne e all’aggiunta di un secondo batterista, Coady Wills, al trio della formazione originale. Forse si spengono un po’ troppo in fretta e la fine del loro set  sembra una meta tormentata che non arriva mai, allietata in parte dalla cover dei Wipers, Youth Of America. Si balza, poi, alla West Hall con un cambio di scena totale che definirlo da brivido sarebbe dire veramente poco: il palco dei connazionali Wolves In The Throne Room sembra il paesaggio di un altro mondo, nascosto dalle tenebre e invaso da forze maligne. In questa oscurità intensa ed inebriante si vedono a malapena i due frontmen, Nathan e Aaron Weaver. Ma i nostri si fanno certamente sentire con il loro riffing intricato, che avvolge in un rovo di note penetranti. Ottima versione di Prayer Of Transformation, dal loro ultimo album Celestial Lineage uscito l’anno scorso. Dai lidi sofisticati del black metal dei lupi si torna alla Great Hall con lo stoner doom dei californiani di San Jose Sleep che riescono, in un modo o nell’altro, a distrarre il pubblico dall’arrivo imminente degli headliner. Il loro set non scuote come potrebbe, da Dopesmoker Part I a Dopesmoker Part II in chiusura. Il fontman e bassista Al Cisneros fa del suo meglio, ma dare stoner doom ai fan degli Slayer è come gettare spruzzi d’acqua su un fuoco che non si vuole spegnere. Indubbiamente in un altro contesto gli Sleep avrebbero dato una parte migliore del loro repertorio. Le luci scendono sulla Great Hall e, finalmente, ecco il momento magico della serata: l’arrivo dei colossi Tom Araya, Kerry King, Dave Lombardo e Jeff Hanneman genera una reazione di isteria incontrollabile. L’inizio è semplicemente tellurico, con una potente e tormentata World Painted Blood seguita da Psychopathy Red e una Die By The Sword presentata dal vivo, a Londra, per la prima volta dal 2008. Una pura lacerazione Sonora, quella  degli Slayer, sublime grazie agli assoli minacciosi e brutalmente perfetti del Master King. La promessa di portare live il loro cavallo di battaglia Reign In Blood (uscito nel lontano 1986) in tutta la sua  sostanza è mantenuta: Angel Of Death viene cantata all’unisono con il pubblico. La voce di Tom Araya è unica e perennemente in perfetta forma. I tuoni di Raining Blood arrivano prima dell’encore con South Of Heaven, Snuff e War Ensemble. Questa è un’ennesima celebrazione alla loro carriera, il motore degli Slayer continua a girare a pieno regime dagli esordi, sono sempre grandiosi e spettacolari e rappresentano l’icona del thrash come nessun altro.

La manifestazione organizzata da All Tomorrow’s Parties continua nei due giorni successivi con una carrellata di gruppi che mantengono l’umore alto del pubblico, tra i quali emergono Codeine,  Mudhoney e Mogwai. A questi ultimi spetta il compito di chiudere la seconda giornata. Il gran finale di domenica 27 maggio con The Afghan Whigs e EL-P sancisce I’ll Be Your Mirror come uno degli eventi dell’anno.

 Fabiola Santini

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