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ALESSANDRO CORTINI

Inizi a cavalcare la lunga freccia che punta diritta verso la terraferma lasciandoti alle spalle Venezia la morente. Corri sull’asfalto di un logoro ponte che conduce fin ai bordi della Pianura Padana e la scorgi. Basta girare appena l’occhio e la vedi ergersi in tutta la sua algida e decaduta potenza. La zona industriale di Marghera veglia immobile, avvolta nel silenzio delle sue fatiscenti rovine, nell’eco di antichi scioperi, nel brusio che avvolge le file indiane che segnano il cambio turno degli ultimi operai della Fincantieri. Questa sera però il suono percepito è altro, l’aria è colma di materia invisibile e al tempo stesso palpabile, avvolge qualsiasi cosa l’avvicina, scivola e si inerpica lungo le spente ciminiere, penetra nei capannoni abbandonati e trova la strada per salire sopra un palco e finalmente esplodere in tutto il suo saturo e travolgente splendore. Tutti gi invisibili comandi che pianificano l’ascolto sono posizionati sul Volume Massimo e ciò a cui stiamo assistendo, immersi nel buio totale di questo hangar salvifico, è un live set che a lungo ricorderemo. Alessandro Cortini aveva colpito direttamente al cuore con un album dedicato alla memoria, la sua e la nostra legata all’infanzia e a tutti i ricordi che violentemente può ancora trasmettere. Avanti era un incitamento ma anche un invito a non scordare, a mantenere sempre accesa quella scintilla che ci lega ad un passato che mai deve svanire con le sue voci, rumori, suoni. A distanza di due anni giunge Volume Massimo e il messaggio si fa ancor più denso e carico di significanze. Come sempre per primo giunge il suono a colpire. Una miscela di incredibile potenza. Materia elettronica saturata a creare muri di purezza noise e variazioni modulari sui quali lentissimo si avvolge l’ormai riconosciuto gesto poetico firmato Cortini. La fascinazione dell’elettronica modulare e il lucido racconto a volte irrorato di irresistibili e non convenzionali fiammate pop inizia. Tutte composizioni create in crescendo che annientano per la loro potenza e nuovamente commuovono grazie anche al contributo significativo dei visual che trasformano il suono in un racconto in bilico tra l’onirico e l’intenso aderire della vita ai nostri sogni. I corpi si protendono, le braccia contorte, tentano una fuga. Una tensione continua verso una liberazione difficile da raggiungere come difficile è riconoscere il battito di un cuore che pulsa alla tua stessa frequenza, un cuore sconosciuto che permetta la fuga dalla solitudine. 

Si esce confusi, il ronzio della saturazione sonora che ancora avvolge lo sguardo e il brusio appena percettibile dell’ultimo cambio turno che procede in fila indiana, poco lontano, davanti ai cancelli della Fincantieri. Mirco Salvadori

Ph Emilie Elizabeth

ARGO 16 – Marghera (Ve) – 07.12.2019

ALESSANDRO CORTINI Live:

20 dicembre – Teatro Comunale, Cervia
28 dicembre – Dancity Festival, Foligno

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