Top

ECHO & THE BUNNYMEN

Torino | TOdays, sPAZIO211 | 25 agosto

A spiccare nell’elenco dei gruppi in cartellone era, almeno per chi scrive, il nome degli ECHO & THE BUNNYMEN. Agli albori della loro carriera erano considerati la band di punta (insieme ai Teardrop Explodes di Julian Cope) della scena neopsichedelica di Liverpool, sebbene l’energia che respirarono a pieni polmoni aveva a che fare con le controculture del punk e del post-punk made in UK. Oggi, a quasi 40 anni dalle prime emissioni discografiche, il gruppo capeggiato da Ian McCulloch non ha perso nulla del suo fascino originario, prova ne sia la magnifica esibizione tenutasi sul palco di sPAZIO211 la sera del 25 agosto ultimo scorso. Hanno fatto il loro ingresso dopo gli open act di DANIELE CELONA e COLAPESCE, di fronte alla massa umana degli spettatori giunti a plaudire i loro beniamini. È stato un po’ come assistere all’apparizione di una icona leggendaria che mai più avremmo sperato. Sin dalle prime battute riconosciamo i caratteri distintivi del loro sound, si riverberano sulle note di una Lips Like Sugar bella tesa e compatta. Un ottimo inizio per rompere il ghiaccio di questa loro rentrée sotto il cielo di Torino. A seguire la magica Bring On The Dancing Horses e soprattutto la mirabolante tripletta di gemme epocali (dal debut album Crocodiles) di Rescue, All That Jazz e Villiers Terrace: siamo nel regno delle melodie senza tempo, delle canzoni che hanno fatto la storia del nuovo rock targato anni ottanta. Riascoltarle in versione live, a pochi metri dalla ribalta sulla quale i Nostri rivivevano i fasti della saga, è stato qualcosa di indescrivibile. Hanno davvero superato la prova del tempo. Accodata agli accordi di Villiers Terrace la cover di Roadhouse Blues dei Doors: un cameo prezioso per un omaggio da brivido. Poco importa se la voce di Ian accusasse un leggero calo, il suo canto arrivava ugualmente a segno così come gli strali della sua forza lirica, del suo potere evocativo. L’espediente della cover verrà replicato con successo in Walk On The Wild Side di Lou Reed, non prima però di una travolgente esecuzione tribale di Over The Wall, tripudio ritmico da cardiopalma. Non potevano poi mancare frammenti dall’album della consacrazione Ocean Rain con particolare riguardo alla traccia simbolo The Killing Moon, lo spirito del pop romantico e della melodia stregata che non si dimentica ma che si rinnova. Ed ecco che, dopo tanto sperare, gli accordi sciamanici di The Cutter (dall’album capolavoro Porcupine) si irradiano dai diffusori per dar luogo al gran finale, crescendo dopo crescendo, come una tempesta di armonie mercuriali impazzite di luce. Memorabile.

Aldo Chimenti

ph Loris Brunello

  

 

Condividi