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INTERPOL

Marauder Matador

Parte come un fulmine a ciel sereno il nuovo album degli Interpol. Un’esplosione di batteria e Paul Banks che intona If You Really Love Nothing, con il suo solito piglio disincantato. Non prende fiato il cantante della band di New York più importante degli ultimi vent’anni, che continua con il racconto di un ragazzo rabbioso e problematico, The Rover, la storia che ha ispirato il primo singolo del sesto album degli Interpol, Marauder. Ci sono voluti quasi due anni per mettere insieme le canzoni del disco: diciotto mesi intervallati dal tour per festeggiare le quindici candeline di Turn On the Bright Lights. Con una nuova energia in corpo gli Interpol si sono chiusi nello studio di registrazione di Dave Fridmann a Tarbox Road, Cassadaga, New York, e lì hanno dato forma alle tredici canzoni finite in scaletta. A ben vedere l’arma vincente degli Interpol rimane il loro suono, che grazie alle mani d’oro di Fridmann (Mercury Rev, Flaming Lips, Weezer, Neon Indian, Sparklehorse, Elf Power, Mogwai, Delgados, Low, ecc) è riuscito a rimanere fedele a se stesso pur trovando nuove ricchezze cromatiche, soprattutto nei suoni della batteria, mai come ora potente e allo stesso tempo carica di groove (It Probably Matters). Il miglior album degli Interpol dai tempi di Antics. IMPECCABILE. Roberto Mandolini

 

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