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OTTODIX + LA TARMA + MASTICE

Bologna | Freak Out Club | 28 Febbraio

Ritorna a Bologna, con il suo bagaglio di elettronica ed eccletismo, il poliedrico Alessandro Zannier, in arte Ottodix. L’occasione è la recente uscita del quinto album dell’omonima band, Chimera; la location, il Freak Out, locale interamente dedicato ai concerti e con una fitta programmazione di tutto rispetto in ambito underground, che spazia dal rockabilly al metal, dal dark al nuovo cantautorato. Di un posto così, dopo il declino di molti “templi” della scena musicale bolognese che fu, se ne sentiva il bisogno.

I colori della musica di Ottodix sono scuri come le luci del posto che la ospita, e tinteggiano l’atmosfera con un’elettronica che richiama direttamente la new wave italiana. Artista a tutto tondo, Zannier, sul palco, si trasforma in serpente incantatore, in una sorta di cantautore al negativo, magnetico e dissacrante. Ma la sua musica (e questo lo si percepisce soprattutto dal vivo) non sarebbe la stessa senza gli immancabili Antonio Massari e Mauro Dix Franceschini, minimale e avvolgente il primo alla chitarra, precisissimo e intenso il secondo alle percussioni elettroniche. È soprattutto grazie a loro che musica, video-arte e teatralità, nei momenti migliori della performance, si fondono per creare atmosfere raffinate quanto decadenti.

Come qualche volta capita, nel mondo del rock, sebbene gli Ottodix fossero gli headliner della serata, a rubare letteralmente la scena è stata La Tarma. Graditissima sorpresa per chi, come il sottoscritto, non la conosceva, la giovanissima cantante di Reggio Emilia, con uno stile vocale a metà tra Giuni Russo e Donatella Rettore, non ha calamitato soltanto la mia attenzione, se è vero che durante tutta la durata del suo (troppo) breve set, nessuno si è mosso, neanche per avvicinarsi al bancone del bar.

E poi? Ah già, il duo Mastice: voce recitante, synth, sequencer, atmosfere claustrofobiche … e una Gibson Les Paul a gridare vendetta. Non esattamente ciò che si definisce una performance indimenticabile.

Daniele Follero

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