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FRANCO BATTIATO | Monografia e Intervista

Il mondo è sull’orlo del baratro. Come sempre. Siamo al Punto Zero della Storia, come dice Terence McKenna, dove – però – proprio lì sul burrone s’esprime il massimo dell’equilibrio, una miscela instabile fatta di brevi sussulti statistici e coup de théâtre disperati. La nuova generazione (e non più solo quella) raccoglie la mesta eredità di quelle passate, la visione monoculare di una meschineria senza più limite, che mantiene lo sfruttamento come regola e l’avidità come carburante sociale. Come il “Tessoro” di Gollum – per capirci – di tolkeniana memoria.
Si ha la sensazione che nella società del libero mercato tutto sia reificabile e predeterminato, acquistabile – perfino una copia a tre dimensioni del tuo cervello viene riprodotta in sequenze binarie su cluster di processori iperneurali. La decisione di scendere la scala dell’intelligenza è univoca e irreversibile.
Il lavoro non paga più, né s’usa più pagarlo, ma è diventato un concetto disincarnato, un fantasma ad uso e consumo di politicanti d’avanspettacolo, degradato all’ennesima macchina di propaganda da esangui esseri del sottosuolo. Bisognerebbe istituire una Commissione Antipolitica, così come ve n’era una Antimafia. Per un attimo era quasi sembrato che il vecchio sistema stesse collassando sotto il peso di un un vitalistico spasmo di riscossa civile, ma Marduk ha poi ricomposto Tiamat, sull’onda lunga di un senso di colpa tutto italiano, espresso al massimo grado nell’inciviltà delle urne vuote. Così va il mondo. Siamo tutti (bé, non tutti, la maggior parte) senza futuro, ma a pensarci il futuro esiste sempre e solo come funzione matematica del presente, un’opzione sulla mera fiducia. Il mondo è sul ciglio del precipizio, ma si sa, la Storia sta sempre per finire, e sempre ricomincia.
Così quando Rockerilla mi ha proposto di intervistare Battiato, e io con trepidazione ho accettato, facendomi varco attraverso la proverbiale laconicità caustica di Franco Battiato e il mio horror vacui, non me la son sentita di chiedere all’artista cosa ne pensasse della musica moderna, o quale fosse il suo film preferito, o ancora che opinione avesse sugli sconvolgimenti climatici; ma ho cercato – più o meno goffamente di fronte ad un’esperienza che ho considerato numinosa – di trarne materia se non per lo spirito, almeno per una scintilla, un detonatore per quella luce interiore di cui tutti narrano ma che pochi hanno il coraggio vedere. Come fa dire David Eagleman, in uno dei suoi brevi racconti, ad un Dio piccolo e raggrinzito che ha finalmente gettato la maschera, “Non per affrontare il grande volto occorre essere coraggiosi, ma per sopportarne l’assenza”… su ROCKERILLA 402 | FEBBRAIO 2014 | l’articolo + intervista di Gioele Valenti a Franco Battiato.

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Battiato

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