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MASSIMO VOLUME

Roma | Black Out | 21 novembre

Verso la fine del concerto Emidio Clementi accenna ad un vecchio set romano dei Massimo Volume al Brancaleone che si svolse in contemporanea con l’allarme del probabile straripamento dell’Aniene, fiume che attraversa una parte di Roma non lontana da quel locale.
Mimì cita questo episodio poiché, anche in questa serata 2013 il tempo è più che mai inclemente, con pioggia continua e fiume Tevere sotto controllo.

Nonostante la situazione meteo non inviti granchè ad uscire da casa per recarsi ad un concerto, attraversando le tipiche pozzanghere e allagamenti capitolini, un assai nutrito pubblico affolla il Black Out per godersi un nuovo set dei Massimo Volume.

Il quartetto appare sul palco con il sempre posato quanto incisivo Egle Sommacal sulla sinistra di chi guarda, un barbuto e zompettante Stefano Pilia (che qualcuno paragona all’attore Elio Germano per somiglianza fisica) sulla destra intento a tessere ulteriori tele elettriche ed effettate note con la sua virtuosa sei corde. Dietro, a scandire il percussivo tempo, la batterista Vittoria Burattini mentre al centro della scena c’è uno sciamanico Emidio Clementi, tutto vestito di nero alla Joy Division con tanto di cravattino, al basso e al recitato.

Tutta la prima parte del set pesca dagli ultimi due lavori del gruppo Cattive abitudini e il recente Aspettando i barbari, ottimi capitoli che hanno riportato in auge una band amatissima nei ’90 e che divenne nostalgico ricordo quando decise di sciogliersi all’inizio del 2000.
La cosa bella è che il pubblico rimane per tutta la durata del set in religioso silenzio, completamente rapito dalle tessiture musicali, articolate quanto potenti e tese, perfette compagne per i sempre penetranti testi di Emidio Clementi che li esegue con sanguigno e graffiante furore.
C’è chi ascolta ad occhi chiusi, chi lascia ondeggiare la propria testa, chi recita insieme a Mimì tutte le parole, a cominciare dal primo brano in scaletta Dymaxion Song.

Riescono molto bene dal vivo, anzi guadagnano in aggressività, anche gli episodi più belli di Aspettando i barbari come La notte o Vic Chesnutt che, insieme a tutte le altre canzoni, sanno comunque far smuovere molte corde emozionali. Queste poi vibrano del tutto quando nei bis si pesca dal vecchio repertorio con Il primo Dio che è un vero e proprio uragano come quello evocato nel testo del brano. E ancora seguono tra le altre Ororo dal primo Stanze,

Senza un posto dove dormire presente in Da qui, Altri nomi dal controverso Club Privé, tanto per citare qualche canzone dall’illustre passato.

Questa serata al Black Out conferma come i Massimo Volume ricoprano una parte importante nella vita di numerose persone, una colonna sonora che però non si è fermata al passato ma che continua ancora oggi ad essere suono, pensiero, sentimento, grazie a nuovi brani e live sinceri quanto appassionati.

Gianluca Polverari

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